mercoledì 28 settembre 2011

Questione Romano

Ho voluto aspettare fino all'esito della votazione che ha visto al centro del dibattito la sfiducia del ministro all'agricoltura Romano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, insomma, non certamente qualcosa da niente. Ho seguito tutta la discussione alla Camera, il cui risultato scontato, nella quale, tra i vari partecipanti alla discussione, ho sentito a cose imbarazzanti, come la dichiarazione del leghista Sebastiano Fogliato, che intervenendo durante il dibattito ha esordito con la frase "Al mondo agricolo della odierna mozione di sfiducia, contro cui voteremo, non frega nulla" per poi proseguire con più di dieci minuti a parlare di richieste di un'eventuale riforma dell'agricoltura. Immediatamente il parlamento si è trasformato nel consueto "stadio" in cui gli "spalti" dell'opposizione sono stati riempiti da volantini in cui si attaccava il ministro o la Lega stessa. Dall'altro lato, nel momento in cui il portavoce del PD Sora ha cominciato il suo discorso, è stato riempito di fischi e hanno impedito al deputato di enunciare il suo discorso. Insomma, come sempre, l'aula del parlamento, che dovrebbe rappresentare il paese, si trasforma in qualcosa di molto simile ad uno stadio.
A parte il dibattito, vorrei  portare alla luce due piccole questioni, una politica e una morale. La prima, quella politica, è quella che ha visto coinvolta soli sei deputati dell'opposizione, i sei esponenti dei radicali alla camera, che si sono rifiutati di votare, quindi si sono astenuti, per protestare il no unanime che si è avuto in senato ad un'amnistia. Di qui la rabbia di Rosy Bindi che si è sfogata con l'esponente del suo stesso gruppo Letta per poi accanirsi contro i sei radicali. Cosa divertente, perchè il PD, che è stata una delle due forze politiche che hanno chiesto il voto di sfiducia con la modalità del voto segreto, nella speranza che qualcuno della maggioranza si sentisse più sicuro e votasse contro la fiducia al ministro, voleva cercare i voti di qualcuno che la pensasse diversamente dagli "ordini" del partito.
Ed ecco, proprio degli ordini di partito che volevo parlare, con la questione morale intendevo proprio questo. C'è questa mania, da parte della politica, di creare degli schieramenti politici sui voti. Il partito decide se il singolo deputato debba votare si o no su qualsiasi discussione importante. Il partito ti ordina di effettuare un tipo di votazione e tu, singolo deputato, non puoi permetterti di disubbidire altrimenti si rischia di essere radiati dal partito o altro. Quando un elettore vota un candidato, l'elettore lo vota per ciò che dice, per ciò che pensa e alcune volte anche per il partito che rappresenta. Qui sembra invece che l'elettore voti il partito e non il candidato, rendendo le elezioni un qualcosa che perde completamente valore.
Vauro reinterpreta Giuseppe Pellizza da Volpedo, il manifesto verrà esposto durante il dibattito dai banchi dell'IDV
Concludo con un ultima annotazione, oggi, durante la votazione, erano presenti  609 deputati ma tra i banchi dei due schieramenti c'erano molti assenti, tra di essi il ministro degli interni Maroni. Maroni ha, per anni, denunciato le infiltrazioni mafiose  all'interno delle istituzioni, più volte ha utilizzato il suo potere di sciogliere consigli comunali per infiltrazioni mafiose e sventolando la sua battaglia alla mafia in ogni luogo in cui è andato. Bene, il ministro Maroni, che ieri sera si era pronunciato contro la sfiducia di Romani, oggi non era neanche presente in aula, disonorando il suo ruolo di ministro dell'interno.

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