mercoledì 19 dicembre 2012

FPE: Fondo Perso Europeo


Sono 316.563.222 gli euro finanziati dal Fondo Sociale Europeo per la regione Abruzzo, fruibili nel periodo 2007/2013. Questi soldi sono stati utilizzati solo in una minima parte e hanno fruttato davvero poco. Conti alla mano, possiamo dire, secondo ciò che si reperisce dalle carte, che del totale complessivo solo  circa 122 milioni di euro (e spesi circa 90) sono stati veramente adoperati, con percentuali del 38,47% di impegno ed appena il 28,41% di pagamenti su spesa certificata. La Regolamentazione Comunitaria, che ha fornito i fondi, aveva imposto la clausola che almeno il 41,2% di questi venissero adoperati entro il 31 dicembre 2012. Nel rapporto, quindi, si legge come  l’Abruzzo «risulta la regione in assoluto meno efficiente percentualisticamente». Non un dato incoraggiante se si pensa alla situazione di recessione che vede colpire la regione da molti anni. Molte sono le aziende che si stanno trasferendo o che prevedono la chiusura. Ultimi casi quelli della Golden Lady e della Micron di Avezzano. I fondi quindi non sono stati sfruttati adeguatamente, o meglio, non sono proprio stati sfruttati.
I fondi erano divisi in assi e il principale era quello che prevedeva la ricerca e lo “Sviluppo tecnologico innovazione e competitività”, con l’avvio di un notevole numero di progetti (384) ma che ha visto portare a termine solamente 40 di questi. Gran parte dei fondi sono stati riservati al problema della ricostruzione post terremoto, con l’avvio di 407 progetti di cui 300 andati a buon fine.
<<In Abruzzo l’Europa funziona malissimo.>> ha dichiarato Carlo Costantini nei giorni scorsi, promotore di una conferenza dedicata a questo tema, <<Pochissimo di questa montagna di soldi è stato speso. L’incapacità e l’immobilismo di questa giunta regionale la paghiamo due volte: oggi, perchè imprese, famiglie e tessuto sociale non hanno nelle tasche i soldi che avrebbero potuto avere e la pagheremo domani, perché l’Europa quello che una regione non spende oggi se lo riprende nella prossima programmazione», ha continuato Costantini,  mettendo in risalto un’ennesima occasione sprecata da parte della regione Abruzzo per risollevarsi dalla grave crisi che l‘ha colpita.
«I dati sono impietosi e denunciano una paralisi evidente, completa e persistente, dovuta all’incapacità di una Giunta regionale che, al di là dei proclami e delle conferenze stampa, non riesce a produrre alcun intervento significativo per dare uno scossone ormai indispensabile all’economia regionale. L’Amministrazione regionale rischia di dover perdere più di 100 milioni di Euro di proprie risorse regionali e, dall’attuale comportamento della Politica e della Dirigenza apicale regionale. pare intuire che di questo rischio nessuno si renda conto o ne sia preoccupato».
Rapida la risposta da parte degli Assessori Febbo e Gatti. <<Per quanto mi riguarda – spiega Febbo - l'Abruzzo al 30 novembre 2012, quindi con netto anticipo rispetto alla scadenza del 31 dicembre 2012, ha speso oltre 4 milioni di euro in più rispetto all'obiettivo, mettendoli a disposizione dell'agricoltura abruzzese>>. Di tutt’altro parere è l’assessore Gatti riguardo i dati presentati da Costantini; «non voglio pensare alla malafede di dare coscientemente numeri sbagliati, ma se si fosse informato direttamente, senza ascoltare qualche suo collaboratore fin troppo solerte, Costantini avrebbe evitato di fare una misera figura[…]Costantini non insulti il lavoro, i risultati e soprattutto la speranza di una intera comunità».

venerdì 14 dicembre 2012

Primizie d'inverno


Arrivano il freddo e il gelo ed è arrivata, anche per noi abruzzesi, la neve. La ricerca disperata di un posto caldo dove stare diventa una necessità in questo periodo, quando tra un acquisto e l’altro ci rintaniamo nei locali caldi e accoglienti. Meno accoglienti invece sono risultate le scuole della provincia di Pescara che, come ogni anno, hanno problemi di riscaldamento e necessitano di una costante manutenzione degli impianti. Molte sono le scuole che soffrono di questo problema, si va dal liceo scientifico L. Da Vinci al classico G. D’Annunzio. Il comune aveva attuato un piano che prevedeva il controllo degli impianti di riscaldamento a distanza, in modo tale da permettere l’accensione e lo spegnimento di tutti gli impianti. Quello che invece è successo è che questo sistema non ha funzionato correttamente, lasciando al freddo diversi istituti, dalle superiori alle scuole primarie. 
La scuola primaria Gescal ha visto diverse mamme, accorgendosi delle temperature non accettabili, tornare a riprendere i figli dalla scuola. Per quanto riguarda le scuole superiori, i casi si sono verificati presso l’istituto Marconi e il Misticoni, dove dei guasti tecnici hanno impedito il regolare funzionamento del sistema di riscaldamento. Alcuni studenti hanno preso la via per casa, altri sono restati nelle aule. L’intervento dei tecnici ha permesso agli studenti del Marconi di usufruire nuovamente del riscaldamento già nella mattinata stessa. Stessa sorte non è toccata agli studenti del Misticoni, che invano hanno atteso  l’arrivo dei tecnici.
Gli studenti sono in protesta e si sono già presentati a scuola indossando delle coperte per riscaldarsi. Nella provincia di Pescara sono stati presi a caso degli istituti, per effettuare un’indagine. I risultati parlano di una temperatura, di alcune scuole prese in esame, come la scuola di San Silvestro colle e altre sparse nel centro, che si aggirerebbe intorno ai 18 gradi.
L’assessore Renzetti oggi ha dichiarato che “Senza tale sistema di Monitoraggio e Supervisione non è possibile procedere a una corretta gestione dell’appalto. Per tale ragione oggi il Responsabile del Procedimento, l’ingegner Giovanni Caruso, ha inviato una lettera di contestazione alla Csn ordinando l’immediata installazione del sistema di monitoraggio e supervisione, come previsto nella convenzione Consip, e di attuare ogni iniziativa necessaria per ottemperare al rispetto degli orari e delle temperature richieste”.

giovedì 6 dicembre 2012

Il sol levante


La storia si ripete, verrebbe da dire:  la crisi che ha colpito l’Europa in questi anni ha avuto non solo la facoltà di affossare i paesi più deboli a livello economico rivelando i problemi di uno stato sovranazionale senza governo, ma ha anche avuto il “privilegio” di portare cambiamenti a livello politico. In Italia conosciamo bene questo momento, con la caduta del quarto governo Berlusconi e con l’arrivo dell’ormai noto Mario Monti. Se si volge lo sguardo a est possiamo trovare la Grecia, dove la situazione politica non è “stabile” come la nostra. Seppur con un governo tecnico, il nostro è un governo democraticamente legale (il governo viene nominato e poi votato in parlamento, non viene scelto “dal popolo”). La stessa situazione non è capitata ai greci, della quale si può parlare molto, per via di tutti gli sprechi che hanno fatto in questi anni. A loro è toccata la così detta Troika, ovvero un governo imposto per risanare il debito pubblico. Una barzelletta della politica: credevano di mandare un deus ex machina a cambiare la situazione e a risanare il deficit di uno stato nel giro di qualche anno. Quello che la Troika ha fatto, oltre al niente, è stato di far crescere il nazionalismo greco e di far resuscitare i vecchi fantasmi del passato.
Il Grecia, fin dai tempi del fascismo, era esistita una corrente fascista che si è mantenuta, seppur di nicchia, fino ai giorni d’oggi. I greci non sono mai andati molto d’accordo con gli altri paesi slavi e il grande afflusso di immigrati nel paese ha portato a una crescente forma di xenofobia e di razzismo. I punti di maggior interesse sono quelli situati sui confini, soprattutto con quello turco, dal quale provengono immigrati per entrare nella comunità europea.
Ad approfittare di questa situazione è il partito di Alba Dorata (o Aurora Dorata) che ha cominciato ad accrescere il numero di militanti e che con l’arrivo della crisi ha addirittura superato quella soglia psicologica che sbarrava l’entrata in parlamento. Infatti nelle elezioni del maggio del 2012 hanno ottenuto una percentuale di voti pari a 6,97%, ottenendo l’entrata in parlamento e 21 seggi. I militanti di Alba Dorata sono molti, per lo più sono i cittadini che sono spaventati dell’immigrazione e che credono che il problema economico del paese sia dovuto agli immigrati. Alle elezioni del maggio seguiranno quelle di giugno dopo il fallimento della formazione del governo. A queste ultime elezioni Alba Dorata confermerà il voto (6,92%) ottenendo 18 seggi parlamentari. Il clima politico e il successivo ottimo risultato alle politiche ha sicuramente galvanizzato i militanti di estrema destra, che hanno cominciato a giostrare bene il denaro che arriva nelle loro tasche (i parlamentari di Alba Dorata hanno rinunciato a parte del loro stipendio per acquistare pane e pasta da distribuire ai cittadini greci e non immigrati) per accrescere il loro consenso. Dai recenti sondaggi (per quanto possano essere affidabili) Alba Dorata avrebbe addirittura raddoppiato i consensi rendendo il partito molto più compatto.
Le analogie al partito fascista sono molti, anche se i richiami principali sono al partito Nazionalsocialista tedesco, con un chiaro riferimento alle dottrine politiche elencate nel Mein Kampf (presente in tutte le sedi del partito) e alla superiorità della razza.
In questi giorni i parlamentari di Alba Dorata si sono presentati in parlamento, cercando di entrare armati. La motivazione di questo gesto (provocatorio?) era di mettere in evidenza l’assurda immunità parlamentare. Due settimane fa il portavoce del partito Ilias Kasidiaris aveva detto  “Ora potremo portare pistole legalmente e non saremo arrestati sul luogo dei fatti se c’è un incidente. Questo ci permette di sentirci più tranquilli rispetto alle nostre azioni”.
I dissensi verso Alba Dorata crescono però nelle file degli oppositori, il leader del Pasok (Partito Socialista Panellenco) ha invitato tutti i partiti democratici del Paese a “combattere penalmente” Alba dorata, in quanto “si tratta di un’organizzazione criminale e nazista”. Lo scenario che si sta creando in Grecia è tutt’altro che tranquillo, l’Alba sorge e i tempi si fanno brevi.

martedì 4 dicembre 2012

IMU: la tassa per i poveri


Le dichiarazioni avvenute attorno all’IMU sono state tante in quest’ultimo anno, tra calcoli per capire quanto sia il prezzo da pagare, proteste contro i vari enti ecclesiastici esonerati dal pagarlo e, infine, gli esoneri che dovrebbero toccare alle scuole paritarie, secondo le ultime dichiarazioni del Ministro dell’istruzione Pubblica Profumo. In questa settimana si sta proponendo di far si che le scuole private possano ricevere degli aiuti economici dallo stato, dato che con l’IMU potrebbero salire i costi di iscrizione degli istituti privati. Si parla di tagli alla scuola pubblica e di incentivi per aiutare quella privata, un idea geniale.
Senza ripercorrere tutti i tagli della scuola pubblica (nel nostro paese c’è uno strano concetto di “risparmio”) e le continue agevolazione alla scuola privata. Il Walfare State non è di casa in Italia, dove nell’ultimo anno la scuola pubblica ha subito la (solita) ghigliottina sul proprio bilancio mentre gli istituti privati hanno continue proposte di bonus e riduzioni delle loro spese. Si vuole sempre paragonare l’istruzione pubblica con quella privata, ma ci si dimentica di alcuni dati, che vedono la scuola pubblica, nonostante i continui tagli e i mancati supporti da parte dello stato, essere migliore di gran lunga rispetto a quella privata; i dati parlano di un grande distacco nella disciplina e nella capacità di lettura (dati dell’Ocse). Tutto questo è molto assurdo, se si vuole affiancare il fatto che per la scuola pubblica si spende il 4,8% del PIL mentre in Europa la media è del 6% del PIL . Il nostro paese parla molto di Europa quando si tratta di fare grandi opere (inutili) o di fare i tagli, ma non parla mai di Europa quando bisogna ristabilire il salario europeo e quando si parla di servizi  che vengono offerti ai cittadini.
Le scuole paritarie stanno avendo un aumento degli iscritti per far recuperare più anni in uno solo, sostanzialmente è un incentivo al non studio. Il ragazzo studioso si trova a essere paragonato a quello lavativo, anzi, anche lui viene incentivato al non studio. Il discorso dei tagli al settore pubblico hanno comportato una decadenza delle condizioni delle scuole pubbliche, nelle quali si può vedere di tutto.
Francesco Profumo si è detto portavoce di un malcontento che vedeva le “povere” scuole private essere penalizzate dalla nuova tassa municipale, che rischierebbe, addirittura, di far chiudere questi istituti che “fanno risparmiare ogni anno allo Stato sei miliardi di euro” a detta dell’onorevole Luisa Santolini. Sorprendente come si pianga per degli istituti privati che hanno grandi introiti e non si pianga invece per le persone che, grazie a un carico fiscale sulle aziende del  68,3%, sono costrette a chiudere i battenti delle proprie aziende. Si provi a guardare le medie del nostro continente, dove il carico fiscale è, in media, del 42,6% e a livello mondiale del 44,7%. Invece di rimuovere l’IMU alla scuole private, si provasse ad agevolare le aziende, a fare quel piano di crescita economica, di cui tanto si è parlato e di cui nulla si è concluso; si provi a investire nella ricerca, a credere nei giovani italiani, che sempre più sono costretti a emigrare in paesi dove la loro laurea serve per lavorare come ingegneri e non come centralinisti in un call center; si provi, è l’Europa che ce lo chiede.




Banchi con tutti i piedi, sedie in ordine, libri e attaccapanni presenti nelle aule, compaiono persino i gessetti per le lavagne. Un clima surreale in una scuola pubblica, infatti lo spet girato dal Ministero dell'Istruzione pare essere stato girato all'interno di una scuola privata. La cigliegina sulla torta sono i vari pc touch e tablet che compaiono durante il video e che non si sono mai visti all'interno di una scuola pubblica. L'importante è che ci credino loro...