lunedì 19 settembre 2011

La scuola decadente

L'interno del Volta di Pescara

Torno ad affrontare un tema che mi sta molto a cuore, quello della scuola. Ieri è uscito su La Repubblica un'inchiesta sulle scuole italiane e sulla loro agibilità. Da questa inchiesta io vorrei prendere spunto per spiegare come io, da ex studente della scuola media superiore, ho vissuto questi disagi da vicino. Prima di cominciare una piccola premessa, io sono abruzzese, per la precisione della provincia di Pescara, quindi parlerò di una scuole di queste a cui ho avuto accesso durante questi anni.
Le scuole abruzzesi hanno circa 388 edifici a rischio, secondo l'inchiesta precedentemente nominata, sui 1338, quindi un 29% delle scuole non dovrebbero essere aperte. Io ho frequentato l'ITIS A.Volta di Pescara e al suo interno mi è capitato molte volte di sentire gli studenti invocare proteste per la mancanza dei sistemi di riscaldamento all'interno dell'istituto. In molti anni questa protesta non ha avuto seguito, il preside denunciava la mancanza dei fondi (prima della riforma Gelmini). Poi è andato via e la preside che lo ha sostituito, che non conosceva la situazione, una volta appresa la vicenda, ha subito dato il via ai lavori.
Di questa piccola storia, ora vorrei affrontare due piccoli temi che mi hanno fatto storcere il naso:
Il primo è che il vecchio preside, che è stato all'interno della scuola per una quindicina di anni, non abbia mosso un dito per risolvere la situazione dovuta al riscaldamento dell'istituto mentre il suo successore ha provveduto in pochi mesi a far cominciare la riparazione.
Il secondo problema che ho constatato è che, con l'inizio del lavori a marzo, la scuola si sia trasformata in un vero e proprio cantiere aperto.
Insomma, qui su questo caso si potrebbe compiere un analisi in cui si potrebbe dire che l'organizzazione scolastica è fatta davvero male, bisognerebbe riformare la scuola a livello strutturale. Insomma, come è possibile che per anni non ci siano stati i fondi per rifare il sistema di riscaldamento e poi, di colpo, con il cambio del preside, questi soldi siano usciti di colpo? Il mio dubbio è sul fatto che il preside abbia preso seriamente in considerazione le varie proteste degli studenti o se abbia fatto finta di accontentarli per poi lasciare le loro richieste all'interno di un cassetto. Ecco, quello che si genera qui è un ipotesi: ma non è che i vari presidi approfittano dei vari tagli per destinare i soldi che ricevono per fare altro invece di utilizzarli per cose urgenti?

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