lunedì 3 ottobre 2011

Cara Emma ti scrivo

Due giorni fa vi ho parlato della lettera della Confindustria al Governo, in cui si proponevano 5 punti che avrebbero riformato il paese e cambiato l'economia italiana. Gli industriali hanno messo nero su bianco che sono discosti a fare grandi sacrifici pur di riattivare l'economia del paese, sono stati i primi a chiedere una patrimoniale e si sono seduti ad un tavolo ed hanno creato una riforma del lavoro. La politica, invece, durante questi giorni non è riuscita a fare un granché, hanno salvato un ministro accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, hanno rispolverato una legge del 2006 per bloccare le intercettazioni e,  e dato che oramai va di moda, il ha inserito nel pacchetto anche una legge per bloccare i blog.
Ieri, Diego Della Valle ha acquistato alcune pagine dei più importanti quotidiani per poter mandare una lettera aperta alla politica di oggi. L'imprenditore non fa nomi, parla genericamente di una polita, quella che pensa agli interessi propri e non fa nulla per il paese, che deve vergognarsi, e di un'altra piccola parte della politica, che risponde ai suoi compiti, alla quale gli elettori non possono che dire grazie. La lettera, chissà come mai, ha scatenato moltissime polemiche da parte dei salotti di Montecitorio. Nei palazzi del potere si ha un talento innato per parlare di tutt'altro rispetto al problema, la polemica che si è creata attorno a Della Valle è stata legata al fatto che lui abbia comprato una pagina di un giornale per dire queste cose e che questo gesto segna la sua discesa in campo. Quindi si è trascurato completamente il contenuto la lettera dell'imprenditore che, come c'era da aspettarsi, non ha avuto il che ben minimo effetto.
Un'immagine vale più di mille parole
Quello che ha avuto molto impatto è stata invece un'altra lettera, quella che oggi l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha mandato alla presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, annunciando l'uscita del gruppo Fiat e del gruppo Fiat Industrial dalla Confindustria. Questa scelta, spiega nella lettera Marchionne, era già stata meditata da qualche mese a questa parte, gli eventi del 21 settembre, giorno in cui " è iniziato un acceso dibattito che ha fortemente ridimensionato le aspettative sull’efficacia dell’Articolo 8". Quindi secondo il patron della Fiat "Si rischia quindi di snaturare l’impianto previsto dalla nuova legge "- Riferimento alla modifica dell'articolo 8 - "e di limitare fortemente la flessibilità gestionale". La lettera ha colpito principalmente la stessa Fiat, infatti questa mattina, con l'apertura delle borse, Piazza Affari ha aperto con -2% mentre il titolo Fiat con un drastico -4%. L'amministrazione Marchionne non ha fatto altro che penalizzare l'azienda dal punto di vista italiano. Prima con quella sotto specie di plebiscito in cui si ricattava, perchè qual dir si voglia di ricatto si è trattato, di cambiare il proprio contratto o la Fiat si sarebbe trasferita altrove, probabilmente all'estero.
Vorrei ricordare quello che imponeva quel fatidico sì, che ebbe il 63% dei voti: Le pause sono state ridotte da 40 a 30 minuti mentre la pausa mensa è stata spostata alla fine del turno. Se si verificassero assenze per malattia in coincidenza con scioperi e manifestazioni esterne, l’azienda si riserverà il diritto di non retribuire i primi 3 giorni.  Altra importante novità riguarda la clausola sugli scioperi: non potrà essere proclamato uno sciopero nei casi in cui l’azienda abbia comandato lo straordinario per esigenze di punte di mercato, di avviamento e recupero produttivo. Oltre alle sanzioni individuali per i lavoratori, c’è una clausola che impone il rispetto degli impegni assunti ai sindacati, con apposite sanzioni.
Insomma, un vero e proprio cambiamento del contratto di lavoro, gli operai perdono i loro diritti di sciopero e perdono una pausa di 10 minuti per riposarsi. Il povero Marchionne non ha idea di cosa sia il lavoro in una catena di montaggio, a lui basta guadagnare 38.800.000 (38.8 milioni all'anno), ovvero 1037 volte più di un qualsiasi operaio (Fonte: IlSole24Ore).. Beh si, forse il vero motivo per la quale Marchionne esce dalla Confindustria è perchè non vuole una patrimoniale e non appoggia alcuni sacrifici che gli industriali italiani sono pronti a fare per il proprio paese...Ah già, a lui non importa del paese, dei lavoratori italiani, lui è un uomo che si è fatto da solo, non ha mai chiesto soldi allo stato. Purtroppo per lui, nel libro "Mani bucate" di Marco Cobianchi si enuncia chiaramente che "Marchionne, da quando ha preso il timone della Fiat, si è fatto dare dallo Stato almeno 353 milioni di euro".


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