giovedì 10 novembre 2011

Mari e Monti

Per molti questa immagine ha generato una strana gioia
Come si è visto in questi giorni la crisi mondiale, che va avanti oramai da circa 3 anni, ha colpito e travolto con tutta la sua foga il nostro paese, mettendolo a nudo di tutti i suoi problemi. In queste ore, si sta lavorando su quella legge di stabilità con cui questo governo, come ben sapete, metterà la parola fine alla sua, travagliata, avventura. Infatti Berlusconi ha già annunciato le sue dimissioni appena sarà approvata la legge in questione. La decisione è stata presa dopo che alla camera il rendiconto generale dello Stato è stato approvato con 308 voti favorevoli e 321 astenuti, segno inconfondibile che la maggioranza alla Camera non c'era più. Berlusconi per tutta la durata della valutazione è stato molto cupo e non ha alzato quasi mai lo sguardo se non per vedere quel tabellone su cui compariva quel 308 che lo ha, forse, convinto a lasciare la poltrona di Presidente del Consiglio (come San Tommaso, non credo se non vedo). Ma siamo sicuri che sia la fine di Berlusconi? Siamo sicuri che questo sia il tramonto dell'uomo che è stato protagonista per 20 anni della scena politica e che per 9 anni lo ha presieduta? Il fondatore di Mediaset è una persona scaltra: anche se ha già annunciato personalmente le sue dimissioni, appoggiando il possibile governo Monti, egli ha, però, contemporaneamente  ha anche annunciato che potrebbe tornare a ricandidarsi alle prossime amministrati se il suo partito lo chiedesse. Ma come, un anno fa aveva incaricato Alfano, all'ora Ministro della Giustizia, a guidare il PDL e ora, quando i tempi di Berlusconi sono finiti, si vorrebbe riprendere la guida del partito? Con la frase <<Mi ricandiderò se il mio partito me lo chiederà>> Berlusconi ha già dato per scontato che tornerà a presentarsi le elezioni, perchè? Mi spiego meglio, il PDL è stato fondato dallo stesso Berlusconi e, durante il suo tragitto, ha perso vari pezzi di persone scontente della sua politica, a partire dai finiani che si sono sfilati il 14 dicembre per poi passare per quelli che hanno optato per andare nell'ovile dell'UDC o, come sta accadendo in questi giorni, uscire per fondare partiti autonomi. I così detti "traditori", come gli ha indicati lo stesso capo dei ministri, hanno determinato la fine dell'attuale governo. L'anno scorso, sempre tornando a quel 14 dicembre, i parlamentare che salvarono il governo, passando dai banchi del PD e dell'IDV, non erano stati indicati come "traditori" ma , bensì, come "Eroi" o "responsabili" che avevano compiuto quella decisione per salvaguardare il paese.
Va bene, tralasciamo questi particolari e concentriamoci, invece, di questo momento di svolta, in particolare mi riferisco alla nomina di Senatore a vita di Mario Monti da parte di Giorgio Napolitano. La nomina, avvenuta ieri sera verso le 19.30, quindi a mercati chiusi,  è stata più che una semplice nomina di un senatore a vita. Mario Monti, classe 1943, è un economista ed è stato prima preside della Bocconi e poi, per un decennio (1994-2004), è stato Commissario Europeo.
Mario Monti
La nomina a senatore a vita è stato un colpo di genio del capo dello stato, che con un colpo solo non solo fa capire che il governo Monti è vicino ma che questo non sarà un governo tecnico ma un governo vero e proprio, ma soprattutto, il Presidente della Repubblica, ha dato un segnale forte ai mercati, che hanno risposto con un ribasso, questa mattina, dello spread. Questa nomina, probabilmente, è stato favorito anche dal fatto che Napolitano non ha mai visto di buon occhio i governi tecnici.
Ora che Berlusconi si è dimesso, Zapatero aveva già annunciato elezioni anticipate e il Leader greco Papandreus ha lasciato proprio oggi il passo a Lucas Papademos, possiamo parlare del cambio della guardia di tutti e tre i paesi europei su cui pesava la speculazione dei mercati. Le dimissioni dei "tre moschettieri" potrebbero permettere un ricompattamento, mercato permettendo, dell'economia europea. A questo punto non si può perdere tempo, la ferita è stata purificata ma potrebbe infettarsi nuovamente se non la si protegge. Ora bisogna fare un esame di coscienza, rendersi conto che ora bisogna riformare l'Europa, dare un potere effettivo al Parlamento Europeo e dare alla moneta una solida base su cui contare. Tutto questo permetterebbe di dare, forse, la spallata alla crisi e mettere la parola fine alla crisi europea.

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