martedì 22 novembre 2011

I patrioti e l'idea unitaria

Le diverse idee di elaborazione socio-politico del Triennio hanno alla base una convinzione ampiamente diffusa tra l'opinione pubblica <<patriotica>> : ovvero che la sovranità sia riposta nel popolo-nazione e che la virtù più importante sia il patriottismo. L'idea secondo cui la sovranità spetti a un soggetto unico, e che nei suoi confronti si debba manifestare una virtuosa e illimitata lealtà patriottica, criticando le divisioni politiche, che possono spezzare l'unità nazionale. In queste ipotesi, però, non si nominano ne la nazione ne la patria a cui ci si riferisce, scaturendo così una serie di interpretazioni. C'è che parla di "nazione napoletana o, addirittura, di "nazione piemontese". Alcuni testi, con il termine nazione o il termine patria, si rivolgono alla Repubblica Cisalpina o Cispadana. Parallelamente a questo discorso, comincia a maturare l'ipotesi di uno stato unitario, che raccolga tutti gli italiani. A sollecitare tale impresa si impegna intensamente Filippo Buonarroti, discendente del più celebre Michelangelo. Egli svolgerà il ruolo di mediatore tra i soldati dell'Armati d'Italia e gli italiani favorevoli alla costituzione di una repubblica francese.
Filippo Buonarroti
I centralisti, intanto, insistono con forza politica e militare e sulla coerenza politico-amministrativa, affinchè si abbia l'istituzione di un'unica compagine repubblicana. I federalisti, d'altro canto, affermano che le diversità storiche e culturali che caratterizzano le varie parti della penisola farebbero preferire una soluzione federale. Due aspetti emergono ideologie, la loro attenzione si concentra soprattutto sule questioni di carattere politico-costituzionale, ci si interroga se il nuovo stato debba prendere il modello di Rousseau o se debbano esserci forme chiare di divisione dei poteri; sui quali debbano essere le linee della politica economico-sociale; se le repubbliche debbano essere autonome, oppure federali o sia opportuna una repubblica <<una e indivisibile>>. Ovvero che la nazione italiana esiste e che ha diritto a una sua espressione statale. Nei testi dei patrioti, sia essi centristi, sia essi federali,  compare chiaramente che una grande nazione dia maggiori garanzie di forza e di indipendenza rispetto ad una costellazione piccole repubbliche autonome. Naturalmente a Napoleone e al Direttorio francese questa opzione non era molto comoda, essi puntavano ad evitare la formazione di un nuovo grande stato confinante con la propria nazione. Dividi et impera.

Nessun commento:

Posta un commento