sabato 10 dicembre 2011

Le Neoavanguardie

Questi giorni sono stati molto importanti e fondamentali per l'Italia e per tutto il sistema europeo. Lunedì scorso si è presentata la manovra "Salva Italia" in cui il neo eletto Presidente del Consiglio ha elencato i "sacrifici" che ogni italiano dovrà fare per risanare questa crisi che ha investito pesantemente il nostro paese. La manovra presentata è di 30 miliardi di euro, ma solo 24 saranno effettivi. Infatti, i restanti 6 miliardi verranno investiti per favorire la crescita del paese, migliorando, si spera, la sanità e l'istruzione e favorendo il lavoro nel nostro paese. Tutto magnifico, sembrerebbe, ma forse dobbiamo capire come verranno ricavati quei 30 miliardi necessari per la manovra.
Il tema più discusso è quello delle pensioni, che saranno slittate ad un'età di 66 anni per gli uomini che salirà gradualmente, fino al 2022, dopo di che, sempre gradualmente, si arriverà a 67 anni per assestarsi a 67 anni e 7 mesi per tutti quelli che andranno in pensione dopo il 2025.
Discorso a parte, ma non del tutto, si avrà per le donne, che attualmente vanno in pensione a 62 anni di età, che si vedranno innalzare l'età pensionabile in modo più netto, passando a 63 anni già dal prossimo anno, a 64 anni nel 2014, 65 nel 2016 fino a giungere a 66 e 6 mesi dal 2019 in poi.
Questo incremento dell'età pensionabile eviterebbe il pagamento delle pensioni imminenti e quindi un risparmio dello stato che dovrebbe fruttare 16,8 milioni di euro. Un pò di numeri a riguardo, vorrei scendere più nel dettaglio in questa manovra storica:
2.5 milioni derivano dal 14.7% dei lavoratori che di pensione dovrebbero ricevere il minimo, ovvero di 480 euro al mese. Questa categoria manterranno un adeguamento pieno all'inflazione, ovvero se il costo del denaro mutasse la pensione verrebbe modificata a tal punto che non risulterebbero modifiche.
5.3 milioni deriveranno dal 31.8% degli italiani che avranno una pensione tra i 480 euro e i 960 (ovvero il doppio), anch'essi subiranno un adeguamento pieno all'inflazione.
successivamente a questa soglia si sta proponendo, da parte dei partiti del centrosinistra, un ulteriore tetto fino a 1400 euro di pensione che abbia un adeguamento pieno. Infatti la fascia superiore ai 960 euro di pensione non avranno adeguamento all'inflazione e questa fascia sarà quella che frutterà più capitale, con 9 milioni di euro, in quanto ne rientra il 53,5% degli italiani.
Guardiamo l'altra faccia della moneta, è vero, lavorare per 42 anni (o 41 per le donne) non è facile, i sindacati parlavano del "40" come un <<numero sacro>>, ma noi siamo anche cittadini europei, non dobbiamo esserlo solo quando si tratta di ricevere finanziamenti (mal gestiti per giunta) o quando ne traiamo beneficio. In Belgio si va in pensione a 65 anni per entrambi i sessi; in Danimarca si va a 65 anni e tra il 2024 al 2027 le pensioni slitteranno a 67; in Finlandia si va già in pensione a 65 anni e, in caso di pensione con sistema contributivo, di va dai 62 anni ai 68; 62 in Francia, che andranno aumentando di 4 mesi all'anno per raggiungere la quota stabilita (66 anni) nel 2018; I cugini spagnoli passeranno dagli attuali 65 anni a 67 nel 2018; stesso discorso per i tedeschi, che non aspetteranno il 2018 ma già dal prossimo anno cominceranno a ritardare i tempi di pensionamento; Gli inglesi attualmente vanno in pensione a 65 anni mentre a partire dallo scorso anni, c'è un aumento dell'età pensionabile che nel 2020 si arresterà a 68 anni;
Insomma, non siamo certo i più sfortunati, anzi, considerando che sino ad oggi l'età di pensionamento italiano del gentil sesso, possiamo ritenerci anche graziati. Occorre ricordare che bisognerebbe distinguere il tipo di lavoro, come ho già detto in precedenza. In molti dei paesi che ho elencato non c'è un limite al quale tu lavoratore devi lasciare il lavoro. Ovviamente l'operaio tenderà ad andare in pensione mentre il professore o il giornalista tenderà a restare. In Italia abbiamo questo fenomeno del nonnismo in cui le persone rimangono attaccati al proprio posto impedendo il cambio generazionale, gravando sulla posizione dei giovani e contribuendo alla loro disoccupazione. Bene, io per "incentivare" l'uscita del lavoratore comincerei con imporre una tassa a chi va oltre l'età di lavoro, in modo da garantire un ricambio generazionale. Quello delle pensioni è un discorso molto difficile in cui non mi permetto di dare soluzioni ma mi limito ad osservare i fatti, vorrei, infine, ricordare che con l'aumento delle pensioni si avranno ancora meno posti di lavoro e lo stato, con i soldi che ricava da questa misura, deve impegnarsi a garantire posti di lavoro per chi vorrebbe lavorare altrimenti si rischierà di incorrere in un ristagno della classe lavorativa italiana.

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