venerdì 13 luglio 2012

Sotto una bandiera di stelle

Il caso Siria e tutto quello che sta accadendo in questi giorni nel paese di Damasco è noto. Abbiamo un classico dittatore che si avvale di un potere spudorato e che reprime ogni sorta di opposizione in nome della "libertà". Quello che soprende molti è come mai quella sorta di esercito nazionale, l'Onu, non intervenga anche in questo caso, come è accaduto per la Libia poco mono di un'anno fa. Ai più può arrivare subito il pensiero della mancanza di giacimenti di petrolio in territorio siriano e quindi il "non interesse" da parte degli stati principali dell'Onu (Usa, Francia, Ingilterra, e l'allegra compagnia). La mancanza di giacimenti non è però una motivazione valida, la Siria ha una forte industria e ha un'ottima organizzazione a livello agricolo e pastorale, inoltre non è proprio vero che non c'è presenza di petrolio, questi è presente, seppur in una percentuale bassa, ma sufficente a soddisfare l'intero paese, e non parliamo di quasi 21 milioni di persone, non poche. L'utilizzo interno è pari a circa la metà del petrolio prodottoe quindi, facendo due calcoli, il greggio disponibile basterebbe a coprire almeno 40 milioni di persone. La Siria è ben oltre che un semplice stato asietico, è uno stato che si pone come "intermediario" economico tra l'occidente e i paesi della lega araba, infatti Damasco era, fino a poco tempo fa, un ottimo interlocutore tra asia e Stati Uniti, il che permetteva all'america di esportare e di importare da un territorio ostile al suo modello. Ma questo non è tutto, bisognerebbe guardare ancora meglio il ruolo che ricopre oggi la Siria e chi si cela dietro lo stato.

Una breve storia economica del paese, la Siria, come detto, ha una potente industria, sviluppata, ma non abbastanza per competere su larga scala, il problema del paese è la presenza di gruppi terroristici che bloccano lo sviluppo. Per questo motivo il paese è pesantemente colpito da un ristagno economico, per capire meglio basti pensare che dal 2009, l'attuale presidente Bashar al-Assad, ha approvato un bilancio interno in cui si prevedeva un taglio di circa 13,7 miliardi, dietro i quali c'è un rischio di inflazione dovuto ad un'errore nel basare il bilancio attorno al prezzo del barile di petrolio di allora (circa 50$) contro gli 87$ di oggi, quindi l'intero calcolo si rileva errato.

Tutto questo ha causato un grande buco nell'economia siriana e il paese è dovuto ricorrere a rimedi e, per loro fortuna, ad aiuti esterni. Ecco, ora occorre osservare chi è che finanzia la Siria aiutandola in questa crisi e cosa la abbia causata.
Partiamo dalle cause, più semplici da capire se si prova a pensare al colonialismo dell'ottocento e la posizione strategica della Siria dopo l'apertura del canale di Suez. La Siria ottenne l'indipendenza nel 1946 ma il suo cammino verso una vera indipendenza non è ancora giunto. Per molti anni, dopo aver ottenuto l'abbandono dell'area da parte delle truppe inglesi, si sono susseguiti scontri per il controllo del territorio da parte di vari personaggi che si sono susseguiti in meno di 25 anni con una serie di colpi di stato (13 in tutto fino al 1970) fino alla presa del potere del padre dell'attuale presidente Hāfiz al-Asad. E' facile pensare come tutto questo abbia distrutto il paese e soprattutto la sua economia.
Altair è nervoso dopo aver saputo degli errori di bilancio
Ora passiamo a chi ha aiutato in questi anni la Siria, il paese che per molto tempo ha cercato sbocchi sul mar Mediterraneo e che ha una grande influenza nel medio oriente, la Russia, ha visto nella Siria un possibile alleato in cambio della camncellazione dei debiti e con un finanziamento per tamponare la crisi. La Siria, dal canto suo, acquista armi dal suo creditore e sostiene Mosca nella crisi del Caucaso. Con la Russia di Putin dietro la Siria e con la Lega Araba schierata con al-Assad, l'intervento di Onu e chiunque ne faccia parte potrebbe far riapparire lo spettro del Vietnam. I rapporti diplomatici da tempo vanno scemando, basti pensare al Giappone che ha espulso l'ambasciaore siriano. Ieri è stato compiuta una strage nel paese, con la morte (al momento) di 150 persone. Da questa azione è scaturita la reazione di molti, di cui anche il nostro ministro degli Esteri Giulio Terzi, che parlano di azione armata e che non si può tollerare questo massacro.
Ovviamente anche questa volta si presume l'utilizzo della guerra per portare la pace, tipico della mentalità occidentale

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