mercoledì 19 dicembre 2012

FPE: Fondo Perso Europeo


Sono 316.563.222 gli euro finanziati dal Fondo Sociale Europeo per la regione Abruzzo, fruibili nel periodo 2007/2013. Questi soldi sono stati utilizzati solo in una minima parte e hanno fruttato davvero poco. Conti alla mano, possiamo dire, secondo ciò che si reperisce dalle carte, che del totale complessivo solo  circa 122 milioni di euro (e spesi circa 90) sono stati veramente adoperati, con percentuali del 38,47% di impegno ed appena il 28,41% di pagamenti su spesa certificata. La Regolamentazione Comunitaria, che ha fornito i fondi, aveva imposto la clausola che almeno il 41,2% di questi venissero adoperati entro il 31 dicembre 2012. Nel rapporto, quindi, si legge come  l’Abruzzo «risulta la regione in assoluto meno efficiente percentualisticamente». Non un dato incoraggiante se si pensa alla situazione di recessione che vede colpire la regione da molti anni. Molte sono le aziende che si stanno trasferendo o che prevedono la chiusura. Ultimi casi quelli della Golden Lady e della Micron di Avezzano. I fondi quindi non sono stati sfruttati adeguatamente, o meglio, non sono proprio stati sfruttati.
I fondi erano divisi in assi e il principale era quello che prevedeva la ricerca e lo “Sviluppo tecnologico innovazione e competitività”, con l’avvio di un notevole numero di progetti (384) ma che ha visto portare a termine solamente 40 di questi. Gran parte dei fondi sono stati riservati al problema della ricostruzione post terremoto, con l’avvio di 407 progetti di cui 300 andati a buon fine.
<<In Abruzzo l’Europa funziona malissimo.>> ha dichiarato Carlo Costantini nei giorni scorsi, promotore di una conferenza dedicata a questo tema, <<Pochissimo di questa montagna di soldi è stato speso. L’incapacità e l’immobilismo di questa giunta regionale la paghiamo due volte: oggi, perchè imprese, famiglie e tessuto sociale non hanno nelle tasche i soldi che avrebbero potuto avere e la pagheremo domani, perché l’Europa quello che una regione non spende oggi se lo riprende nella prossima programmazione», ha continuato Costantini,  mettendo in risalto un’ennesima occasione sprecata da parte della regione Abruzzo per risollevarsi dalla grave crisi che l‘ha colpita.
«I dati sono impietosi e denunciano una paralisi evidente, completa e persistente, dovuta all’incapacità di una Giunta regionale che, al di là dei proclami e delle conferenze stampa, non riesce a produrre alcun intervento significativo per dare uno scossone ormai indispensabile all’economia regionale. L’Amministrazione regionale rischia di dover perdere più di 100 milioni di Euro di proprie risorse regionali e, dall’attuale comportamento della Politica e della Dirigenza apicale regionale. pare intuire che di questo rischio nessuno si renda conto o ne sia preoccupato».
Rapida la risposta da parte degli Assessori Febbo e Gatti. <<Per quanto mi riguarda – spiega Febbo - l'Abruzzo al 30 novembre 2012, quindi con netto anticipo rispetto alla scadenza del 31 dicembre 2012, ha speso oltre 4 milioni di euro in più rispetto all'obiettivo, mettendoli a disposizione dell'agricoltura abruzzese>>. Di tutt’altro parere è l’assessore Gatti riguardo i dati presentati da Costantini; «non voglio pensare alla malafede di dare coscientemente numeri sbagliati, ma se si fosse informato direttamente, senza ascoltare qualche suo collaboratore fin troppo solerte, Costantini avrebbe evitato di fare una misera figura[…]Costantini non insulti il lavoro, i risultati e soprattutto la speranza di una intera comunità».

venerdì 14 dicembre 2012

Primizie d'inverno


Arrivano il freddo e il gelo ed è arrivata, anche per noi abruzzesi, la neve. La ricerca disperata di un posto caldo dove stare diventa una necessità in questo periodo, quando tra un acquisto e l’altro ci rintaniamo nei locali caldi e accoglienti. Meno accoglienti invece sono risultate le scuole della provincia di Pescara che, come ogni anno, hanno problemi di riscaldamento e necessitano di una costante manutenzione degli impianti. Molte sono le scuole che soffrono di questo problema, si va dal liceo scientifico L. Da Vinci al classico G. D’Annunzio. Il comune aveva attuato un piano che prevedeva il controllo degli impianti di riscaldamento a distanza, in modo tale da permettere l’accensione e lo spegnimento di tutti gli impianti. Quello che invece è successo è che questo sistema non ha funzionato correttamente, lasciando al freddo diversi istituti, dalle superiori alle scuole primarie. 
La scuola primaria Gescal ha visto diverse mamme, accorgendosi delle temperature non accettabili, tornare a riprendere i figli dalla scuola. Per quanto riguarda le scuole superiori, i casi si sono verificati presso l’istituto Marconi e il Misticoni, dove dei guasti tecnici hanno impedito il regolare funzionamento del sistema di riscaldamento. Alcuni studenti hanno preso la via per casa, altri sono restati nelle aule. L’intervento dei tecnici ha permesso agli studenti del Marconi di usufruire nuovamente del riscaldamento già nella mattinata stessa. Stessa sorte non è toccata agli studenti del Misticoni, che invano hanno atteso  l’arrivo dei tecnici.
Gli studenti sono in protesta e si sono già presentati a scuola indossando delle coperte per riscaldarsi. Nella provincia di Pescara sono stati presi a caso degli istituti, per effettuare un’indagine. I risultati parlano di una temperatura, di alcune scuole prese in esame, come la scuola di San Silvestro colle e altre sparse nel centro, che si aggirerebbe intorno ai 18 gradi.
L’assessore Renzetti oggi ha dichiarato che “Senza tale sistema di Monitoraggio e Supervisione non è possibile procedere a una corretta gestione dell’appalto. Per tale ragione oggi il Responsabile del Procedimento, l’ingegner Giovanni Caruso, ha inviato una lettera di contestazione alla Csn ordinando l’immediata installazione del sistema di monitoraggio e supervisione, come previsto nella convenzione Consip, e di attuare ogni iniziativa necessaria per ottemperare al rispetto degli orari e delle temperature richieste”.

giovedì 6 dicembre 2012

Il sol levante


La storia si ripete, verrebbe da dire:  la crisi che ha colpito l’Europa in questi anni ha avuto non solo la facoltà di affossare i paesi più deboli a livello economico rivelando i problemi di uno stato sovranazionale senza governo, ma ha anche avuto il “privilegio” di portare cambiamenti a livello politico. In Italia conosciamo bene questo momento, con la caduta del quarto governo Berlusconi e con l’arrivo dell’ormai noto Mario Monti. Se si volge lo sguardo a est possiamo trovare la Grecia, dove la situazione politica non è “stabile” come la nostra. Seppur con un governo tecnico, il nostro è un governo democraticamente legale (il governo viene nominato e poi votato in parlamento, non viene scelto “dal popolo”). La stessa situazione non è capitata ai greci, della quale si può parlare molto, per via di tutti gli sprechi che hanno fatto in questi anni. A loro è toccata la così detta Troika, ovvero un governo imposto per risanare il debito pubblico. Una barzelletta della politica: credevano di mandare un deus ex machina a cambiare la situazione e a risanare il deficit di uno stato nel giro di qualche anno. Quello che la Troika ha fatto, oltre al niente, è stato di far crescere il nazionalismo greco e di far resuscitare i vecchi fantasmi del passato.
Il Grecia, fin dai tempi del fascismo, era esistita una corrente fascista che si è mantenuta, seppur di nicchia, fino ai giorni d’oggi. I greci non sono mai andati molto d’accordo con gli altri paesi slavi e il grande afflusso di immigrati nel paese ha portato a una crescente forma di xenofobia e di razzismo. I punti di maggior interesse sono quelli situati sui confini, soprattutto con quello turco, dal quale provengono immigrati per entrare nella comunità europea.
Ad approfittare di questa situazione è il partito di Alba Dorata (o Aurora Dorata) che ha cominciato ad accrescere il numero di militanti e che con l’arrivo della crisi ha addirittura superato quella soglia psicologica che sbarrava l’entrata in parlamento. Infatti nelle elezioni del maggio del 2012 hanno ottenuto una percentuale di voti pari a 6,97%, ottenendo l’entrata in parlamento e 21 seggi. I militanti di Alba Dorata sono molti, per lo più sono i cittadini che sono spaventati dell’immigrazione e che credono che il problema economico del paese sia dovuto agli immigrati. Alle elezioni del maggio seguiranno quelle di giugno dopo il fallimento della formazione del governo. A queste ultime elezioni Alba Dorata confermerà il voto (6,92%) ottenendo 18 seggi parlamentari. Il clima politico e il successivo ottimo risultato alle politiche ha sicuramente galvanizzato i militanti di estrema destra, che hanno cominciato a giostrare bene il denaro che arriva nelle loro tasche (i parlamentari di Alba Dorata hanno rinunciato a parte del loro stipendio per acquistare pane e pasta da distribuire ai cittadini greci e non immigrati) per accrescere il loro consenso. Dai recenti sondaggi (per quanto possano essere affidabili) Alba Dorata avrebbe addirittura raddoppiato i consensi rendendo il partito molto più compatto.
Le analogie al partito fascista sono molti, anche se i richiami principali sono al partito Nazionalsocialista tedesco, con un chiaro riferimento alle dottrine politiche elencate nel Mein Kampf (presente in tutte le sedi del partito) e alla superiorità della razza.
In questi giorni i parlamentari di Alba Dorata si sono presentati in parlamento, cercando di entrare armati. La motivazione di questo gesto (provocatorio?) era di mettere in evidenza l’assurda immunità parlamentare. Due settimane fa il portavoce del partito Ilias Kasidiaris aveva detto  “Ora potremo portare pistole legalmente e non saremo arrestati sul luogo dei fatti se c’è un incidente. Questo ci permette di sentirci più tranquilli rispetto alle nostre azioni”.
I dissensi verso Alba Dorata crescono però nelle file degli oppositori, il leader del Pasok (Partito Socialista Panellenco) ha invitato tutti i partiti democratici del Paese a “combattere penalmente” Alba dorata, in quanto “si tratta di un’organizzazione criminale e nazista”. Lo scenario che si sta creando in Grecia è tutt’altro che tranquillo, l’Alba sorge e i tempi si fanno brevi.

martedì 4 dicembre 2012

IMU: la tassa per i poveri


Le dichiarazioni avvenute attorno all’IMU sono state tante in quest’ultimo anno, tra calcoli per capire quanto sia il prezzo da pagare, proteste contro i vari enti ecclesiastici esonerati dal pagarlo e, infine, gli esoneri che dovrebbero toccare alle scuole paritarie, secondo le ultime dichiarazioni del Ministro dell’istruzione Pubblica Profumo. In questa settimana si sta proponendo di far si che le scuole private possano ricevere degli aiuti economici dallo stato, dato che con l’IMU potrebbero salire i costi di iscrizione degli istituti privati. Si parla di tagli alla scuola pubblica e di incentivi per aiutare quella privata, un idea geniale.
Senza ripercorrere tutti i tagli della scuola pubblica (nel nostro paese c’è uno strano concetto di “risparmio”) e le continue agevolazione alla scuola privata. Il Walfare State non è di casa in Italia, dove nell’ultimo anno la scuola pubblica ha subito la (solita) ghigliottina sul proprio bilancio mentre gli istituti privati hanno continue proposte di bonus e riduzioni delle loro spese. Si vuole sempre paragonare l’istruzione pubblica con quella privata, ma ci si dimentica di alcuni dati, che vedono la scuola pubblica, nonostante i continui tagli e i mancati supporti da parte dello stato, essere migliore di gran lunga rispetto a quella privata; i dati parlano di un grande distacco nella disciplina e nella capacità di lettura (dati dell’Ocse). Tutto questo è molto assurdo, se si vuole affiancare il fatto che per la scuola pubblica si spende il 4,8% del PIL mentre in Europa la media è del 6% del PIL . Il nostro paese parla molto di Europa quando si tratta di fare grandi opere (inutili) o di fare i tagli, ma non parla mai di Europa quando bisogna ristabilire il salario europeo e quando si parla di servizi  che vengono offerti ai cittadini.
Le scuole paritarie stanno avendo un aumento degli iscritti per far recuperare più anni in uno solo, sostanzialmente è un incentivo al non studio. Il ragazzo studioso si trova a essere paragonato a quello lavativo, anzi, anche lui viene incentivato al non studio. Il discorso dei tagli al settore pubblico hanno comportato una decadenza delle condizioni delle scuole pubbliche, nelle quali si può vedere di tutto.
Francesco Profumo si è detto portavoce di un malcontento che vedeva le “povere” scuole private essere penalizzate dalla nuova tassa municipale, che rischierebbe, addirittura, di far chiudere questi istituti che “fanno risparmiare ogni anno allo Stato sei miliardi di euro” a detta dell’onorevole Luisa Santolini. Sorprendente come si pianga per degli istituti privati che hanno grandi introiti e non si pianga invece per le persone che, grazie a un carico fiscale sulle aziende del  68,3%, sono costrette a chiudere i battenti delle proprie aziende. Si provi a guardare le medie del nostro continente, dove il carico fiscale è, in media, del 42,6% e a livello mondiale del 44,7%. Invece di rimuovere l’IMU alla scuole private, si provasse ad agevolare le aziende, a fare quel piano di crescita economica, di cui tanto si è parlato e di cui nulla si è concluso; si provi a investire nella ricerca, a credere nei giovani italiani, che sempre più sono costretti a emigrare in paesi dove la loro laurea serve per lavorare come ingegneri e non come centralinisti in un call center; si provi, è l’Europa che ce lo chiede.




Banchi con tutti i piedi, sedie in ordine, libri e attaccapanni presenti nelle aule, compaiono persino i gessetti per le lavagne. Un clima surreale in una scuola pubblica, infatti lo spet girato dal Ministero dell'Istruzione pare essere stato girato all'interno di una scuola privata. La cigliegina sulla torta sono i vari pc touch e tablet che compaiono durante il video e che non si sono mai visti all'interno di una scuola pubblica. L'importante è che ci credino loro...

venerdì 13 luglio 2012

Sotto una bandiera di stelle

Il caso Siria e tutto quello che sta accadendo in questi giorni nel paese di Damasco è noto. Abbiamo un classico dittatore che si avvale di un potere spudorato e che reprime ogni sorta di opposizione in nome della "libertà". Quello che soprende molti è come mai quella sorta di esercito nazionale, l'Onu, non intervenga anche in questo caso, come è accaduto per la Libia poco mono di un'anno fa. Ai più può arrivare subito il pensiero della mancanza di giacimenti di petrolio in territorio siriano e quindi il "non interesse" da parte degli stati principali dell'Onu (Usa, Francia, Ingilterra, e l'allegra compagnia). La mancanza di giacimenti non è però una motivazione valida, la Siria ha una forte industria e ha un'ottima organizzazione a livello agricolo e pastorale, inoltre non è proprio vero che non c'è presenza di petrolio, questi è presente, seppur in una percentuale bassa, ma sufficente a soddisfare l'intero paese, e non parliamo di quasi 21 milioni di persone, non poche. L'utilizzo interno è pari a circa la metà del petrolio prodottoe quindi, facendo due calcoli, il greggio disponibile basterebbe a coprire almeno 40 milioni di persone. La Siria è ben oltre che un semplice stato asietico, è uno stato che si pone come "intermediario" economico tra l'occidente e i paesi della lega araba, infatti Damasco era, fino a poco tempo fa, un ottimo interlocutore tra asia e Stati Uniti, il che permetteva all'america di esportare e di importare da un territorio ostile al suo modello. Ma questo non è tutto, bisognerebbe guardare ancora meglio il ruolo che ricopre oggi la Siria e chi si cela dietro lo stato.

Una breve storia economica del paese, la Siria, come detto, ha una potente industria, sviluppata, ma non abbastanza per competere su larga scala, il problema del paese è la presenza di gruppi terroristici che bloccano lo sviluppo. Per questo motivo il paese è pesantemente colpito da un ristagno economico, per capire meglio basti pensare che dal 2009, l'attuale presidente Bashar al-Assad, ha approvato un bilancio interno in cui si prevedeva un taglio di circa 13,7 miliardi, dietro i quali c'è un rischio di inflazione dovuto ad un'errore nel basare il bilancio attorno al prezzo del barile di petrolio di allora (circa 50$) contro gli 87$ di oggi, quindi l'intero calcolo si rileva errato.

Tutto questo ha causato un grande buco nell'economia siriana e il paese è dovuto ricorrere a rimedi e, per loro fortuna, ad aiuti esterni. Ecco, ora occorre osservare chi è che finanzia la Siria aiutandola in questa crisi e cosa la abbia causata.
Partiamo dalle cause, più semplici da capire se si prova a pensare al colonialismo dell'ottocento e la posizione strategica della Siria dopo l'apertura del canale di Suez. La Siria ottenne l'indipendenza nel 1946 ma il suo cammino verso una vera indipendenza non è ancora giunto. Per molti anni, dopo aver ottenuto l'abbandono dell'area da parte delle truppe inglesi, si sono susseguiti scontri per il controllo del territorio da parte di vari personaggi che si sono susseguiti in meno di 25 anni con una serie di colpi di stato (13 in tutto fino al 1970) fino alla presa del potere del padre dell'attuale presidente Hāfiz al-Asad. E' facile pensare come tutto questo abbia distrutto il paese e soprattutto la sua economia.
Altair è nervoso dopo aver saputo degli errori di bilancio
Ora passiamo a chi ha aiutato in questi anni la Siria, il paese che per molto tempo ha cercato sbocchi sul mar Mediterraneo e che ha una grande influenza nel medio oriente, la Russia, ha visto nella Siria un possibile alleato in cambio della camncellazione dei debiti e con un finanziamento per tamponare la crisi. La Siria, dal canto suo, acquista armi dal suo creditore e sostiene Mosca nella crisi del Caucaso. Con la Russia di Putin dietro la Siria e con la Lega Araba schierata con al-Assad, l'intervento di Onu e chiunque ne faccia parte potrebbe far riapparire lo spettro del Vietnam. I rapporti diplomatici da tempo vanno scemando, basti pensare al Giappone che ha espulso l'ambasciaore siriano. Ieri è stato compiuta una strage nel paese, con la morte (al momento) di 150 persone. Da questa azione è scaturita la reazione di molti, di cui anche il nostro ministro degli Esteri Giulio Terzi, che parlano di azione armata e che non si può tollerare questo massacro.
Ovviamente anche questa volta si presume l'utilizzo della guerra per portare la pace, tipico della mentalità occidentale

martedì 10 luglio 2012

Lo strano caso del dottor Uberto e del signor Bossi


Mesi fa cadeva il Governo Berlusconi IV, quello che aveva segnato l’abbattimento dell’ici e che faceva di tutto per rendere la vita della magistratura difficile. Lo stesso governo che tagliò al pubblico per dare alle povere scuole private (che poi se ricevono finanziamento pubblico tanto private non sono). Lo stesso governo che affossò il paese negando e sbugiardando tutti, anche il loro stesso Ministro dell’Economia Tremonti. Insomma, siamo vissuti avendo a testa un carro di tagliole che hanno smaltellato il sistema pubblico a favore dei privati e che ha portato il paese nella recessione.
Alla caduta del Governo, non avvenuta in parlamento, abbiamo assistito a una massa di fucilieri che sparavano sul nemico sconfitto, lo stesso nemico con cui qualche ora prima si festeggiava allegramente.
Il Governo Monti arrivò di prepotenza, tutti lo acclamarono come dei santi e degli eroi, la maggioranza composta da PD, PDL e UDC sbandieravano la bandiera della Democrazia Cristiana in nome di una nuova repubblica. A schierarsi contro furono IDV, che se la prese a male per il fatto che il governo non era stato eletto (e quando mai il governo si elegge? Il governo va nominato!) e la Lega, pronta a contestare lo strapotere di “Roma ladrona”. I leghisti, puri, non potevano permettere di far arrivare un uomo che togliesse ai poveri per dare ai ricchi, non poteva permettersi che la loro azienda fallisse per via della concorrenza. La presenza dei tecnici rischiava di far fallire la loro S.P.A. dopo a chi avrebbero rubato? Chi avrebbe mai cambiato gli euro per dei pezzi di carta, i Calderoli, che valevano come moneta nelle loro menti bacate? Dunque poveri padani dai riccioli d’oro, loro non potevano permettere tutto questo e, nel momento della caduta di Berlusconi, per evidenziare questo loro essere diversi Bossi ruppe definitivamente con Berlusconi, esclamando che la Lega non sarebbe mai più tornata con lui.
Dall’altra parte, il povero martire di sventura, Silvio Berlusconi, non riuscì a sostenere questo affronto e in un atto di ira annunciò che mai più sarebbe tornato con Bossi, non poteva certo accettare di essere secondo, doveva calcare questo stacco, in modo tale che lui risultasse quello più forte, un po’ come quando si lascia il fidanzato prima che lui lasci te per stare meno male.
I due fidanzatini per otto mesi hanno avuto molti battibecchi, chi rivoleva indietro i regali fatti e chi cerca di fare ripicche votando sempre contro, che teneri. Quello che tutti sapevano e che hanno imparato a capire con largo anticipo è che il loro teatrino non sarebbe durato molto. Entrambi hanno subito due grandi colpi, il primo, la Lega, lo ha subito con lo scandalo legato al suo tesoriere e alle “paghette” di 5.000 euro dei figli di Bossi, il secondo duro colpo è stato il M5S, che ha portato via ai due fidanzatini, soprattutto a quello con i tacchi, una grande percentuale di voti, facendoli slittare molto in fondo. A questo punto i due maestri del trasformismo italiano hanno dato vita a tutto il loro genio e hanno cominciato a trattare per tornare assieme contro il nemico comune, il governo Monti.
Tutto perfetto, se non fosse che il governo monti è retto da una maggioranza e la fatta più grande è proprio guidata da Berlusconi. Si, magari una svista, magari una distrazione ci può essere. Ora bisogna allearsi e in fretta, bisogna cancellare il passato, bisogna smentire le brutte parole, bisogna tornare assieme contro un governo che non ha fatto nulla in questi anni!
Come dite? Al governo negli anni passati c’erano loro? No ma va là (come direbbe un noto avvocato e parlamentare), non dite sciocchezze, l’Italia è in queste condizioni per il buco creato dai comunisti e dalla Prima repubblica, noi mica siamo stati al governo per 17 anni, queste sono solo fantasie da comunista. La stampa è tutta contro il fidanzamento dei due, che ora, dopo anni, si sentono un po’ come Romeo e Giulietta, condannati a un’amore eterno ma segreto contro tutti e tutto. Sembra strano che a volte si ha la sensazione di aver già visto questa scena, ma non ricordo bene, forse in quello strano periodo che è stata rinominata Seconda Repubblica, ma non capisco proprio, forse alla fine, no, non era alla fine, ora ricordo, nel 1994 quando un certo presidente del consiglio Silvio Berlusconi venne a meno ad avere la maggioranza in parlamento, si, ora ricordo, e a far mancare la maggioranza fu un certo partito alleato con lui, sbandierava delle bandiere verdi, ma certo, era la Lega. Ora che questa strana nebbia comincia a svanire ricordo anche che lo stesso Primo Ministro disse che non sarebbe mai tornato con un traditore come Bossi.
Oggi poi escono le dichiarazioni di Bossi che parla di possibilità di tornare alleati a Berlusconi, dopo che quest’ultimo aveva lasciato la porta aperta ai leghisti.
Che strano vero, pare proprio di vivere dentro un libro, un libro fatto di persone che di giorno si accusano e di notte vanno assieme a bere una birra, le stesse persone che un giorno accusano gli altri di non far nulla e poi, quando tocca a loro fanno peggio. Magari le future generazioni si potrebbero divertire un po’ leggendo la politica di questi giorni e pensando come quelle persone in parlamento ce le abbiamo mandate noi votando il loro partito. E’ buffo vedere come i problemi non esistono finché si siede in una determinata poltrona del parlamento e non appena la si cambia tutto diventa un problema. Questa trasformazione strana, forse i parlamentari sono tutti clienti del dottor Jekyll che prescrive loro delle cure particolari, a base di aspirina e trasformismo.

venerdì 11 maggio 2012

Grilli saltanti


Ci lasciamo alle spalle una settimana decisiva per la politica locale e non.  Infatti il 6 e 7 maggio si sono svolte, come tutti ben sanno, le elezioni in più di mille per rinnovare l’amministrazione locale e votare nuove giunte. Quello che tutti sapevano, ma che si è fatto finta di non sapere, è la nascita del partito del M5S (che volente o no è sempre un partito), che ha effettuato con un grandissimo successo il suo “battesimo” risultando il 3° partito per italiano e mettendo una grande linea di demarcazione tra quella che si osa definire “vecchia politica” e quella giovane. Quello dei grillini è stato definito un vero e proprio boom, un fenomeno analogo, qualcosa di imprevedibile. I partiti (quelli che si riconoscono tali) hanno sempre attaccato Grillo e il movimento da lui proposto cercando di sminuire la propria sconfitta e attaccandosi al metodi non proprio cordiali di quest’ultimo per affrontare i temi.
Quello che a me ha spaventato, più di qualunque altro commento, è stato  l’intervento di Napolitano, che non ha visto nessun boom nel fenomeno M5S, per lui è tutto normale, non si è reso conto di quel 20% a Parma e addirittura l’elezione di un sindaco sotto le cinque stelle in Emilia Romagna. Napolitano non crede ci sia niente di grave se gli equilibri politici sono stati completamente stravolti, lui non tiene nota del fatto che il centrodestra ha riportato solamente sconfitte e che il paese è stanco di questa classe dirigente.
Io verrei dire la mia su questo tema, io credo che siamo ad un punto di non ritorno. Mi spiego meglio, io credo che la popolazione non voglia più la politica novecentesca, sia stufa di vedere queste magagne e di sentire i soliti falsi profeti, il vero vincitore di queste amministrative, il primo partito d’Italia, il vero boom non è Grillo, non è il M5S, il vero clamoroso punto di svolta di queste amministrative sono gli astenuti. Sono loro che hanno in mano il paese, sono loro che potrebbero dare peso a qualcosa di più di un semplice partito. Se più del 304% della popolazione (in media) non è andato a votare un motivo ci sarà. Il fenomeno che più mi preoccupa è che Grillo sia stato capace di prendere una piccola parte di questi astenuti, ogni voto al M5S è un voto preso dagli astenuti. Se sommiamo quelli del movimento con gli astenuti si andrà ben oltre il 50%. Il cambiamento è una conseguenza, non una prassi. Gli italiani sono stufi della politica nostrana, vedono nella classe politica solo dei ladri, neanche i politici stessi credono più nel loro sistema, vacillano, temono e sperano che quest’onda di malcontento si plachi. La vittoria del M5S avrà un effetto domino su tutti gli elettori che cominceranno ad alzare la testa e a credere in qualcosa di più, a sperare in un mutamento e in una possibilità per il futuro.
Grillo non è un politico, lo sappiamo, Grillo è qualcosa di più, egli è un agitatore di masse, sta colpendo al cuore i problemi degli italiani, gioca sul suo non essere come loro, di essere uno dei tanti e non membro di quella casta. La simpatia a lui attribuita sta proprio qui, cambiare il sistema senza essere dentro, senza essere stati infettati dal sistema. La figura del politico è oscurata, oggigiorno, dallo schifo che è stato fatto in passato, abbiamo perso l’occasione di cambiare tutto rieleggendo le persone all’interno della prima repubblica,  non andando a votare i vari referendum e poi? Poi si è giunti al punto di non ritorno, al punto in cui se sei politico sei obbligatoriamente ladro.
Alle prossime elezioni il M5S arriverà come minimo al terzo posto, portando nel parlamento quel vento di cambiamento, ma l’entrata in parlamento dei grillini metterà in contatto il sistema puro con quello infetto ed è li che si giocherà la partita sulla resistenza. Anche la Lega anni fa si presento come un partito puro, stesso discorso si può fare dei movimenti fascisti nel 1919. Non voglio certamente paragonare il M5S ai fascisti o ai leghisti, voglio semplicemente ricordare a me e a noi italiani che in qualunque era si è sempre presentato l’uomo del cambiamento, colui che deve rivoluzionare tutto e che alla fine non ha fatto altro che far parte del sistema da lui sempre contestato. Il cinque stelle dovrà assumersi un importante incarico che va ben oltre la politica, deve sviluppare un sistema immunitario che impedisca di trasformare la vittima in carnefice, la pecora in lupo, i grilli in maiali.

domenica 15 aprile 2012

I corsari della seconda repubblica


E’ sorprendente come, nel giro di pochi mesi, inizino a cadere tutti assieme i capi saldi della politica, impressionante come tutti assieme, Destra, Sinistra e Centro, si ritrovino circondati da scandali legati ai propri leader, ultimo di questi Bossi. Lo scandalo Lega ha colpito duramente il cuore vede cetriolo dei padani che si sono visti prendere in giro dal proprio partito in cui credono tanto, lo stesso che ha avuto altre occasioni per ottenere soldi dai proprio elettori, senza che questi se ne accorgessero. Non è un caso che, ora che è uscita l’inchiesta sulla Lega, molti cominciano a vedere in Rosy Mauro il male e in Umberto Bossi il loro paladino ferito ma non sconfitto. Il Senatur  si è prontamente dimesso da segretario del partito, un po’ come fece Berlusconi qualche tempo addietro, lasciando spazio al suo sostituto, nella speranza di portare con se l’immagine di una vecchia politica, legata alla propria figura. Ovviamente è tutta campagna elettorale, sappiamo benissimo che il fatto di dimettersi  è solamente uno specchietto per le allodole, lasciando che il legame tra scandali e partito sia il meno possibile legato ai vertici del partito.
Quello che mi ha colpito di tutta questa storia e la serata delle scope, in cui i membri del partito leghista, fanatici del proprio partito, siano andati li ad acclamare sia Umberto Bossi sia Maroni, attaccando con fischi sia il figlio del Senatur sia Rosy Mauro, persone che fino ad una settimana prima erano acclamati come santi. Il fanatismo dei leghisti, però, non si ferma qui, nel momento delle dimissioni del leader del carroccio tutta la base ha cominciato a protestare, chiedendo a Bossi di rimanere al proprio posto, nonostante lo scandalo politico che si è venuto a creare attorno alla sua figura.
Analogo è stato l’episodio delle dimissioni dell’ex presidente del consiglio, con moltissimi suoi seguaci quasi in lacrime dinanzi alla rinuncia del proprio leader. Questo fanatismo politico è ancora più grave dell’attivismo che vide coinvolta l’Italia durante il periodo degli anni ’70. Quello a cui stiamo assistendo è il finale del Caimano di Nanni Moretti, in cui il leader del governo (con chiaro riferimento alla figura di Berlusconi) una volta condannato non viene accusato dai propri militanti, bensì viene protetto, difeso a spada tratta. Ecco, io credo che in questo momento stiamo assistendo ad una scena simile con Bossi, dove la base leghista condanna i buoni (magistrati) che indagano sui vertici leghisti.
Lo scandalo ha smosso fortemente la politica italiana, prima la Margherita con Lusi, ora la Lega con Belsito, insomma, precisamente vent’anni dopo lo scandalo del finanziamento pubblico ai partiti che fece terminare la cosi detta Prima Repubblica, ora ci ritroviamo a vivere una situazione analoga in cui si vuole cercare di salvare il salvabile. I partiti hanno cominciato a discutere sulla modifica di questa legge ed alcuni (IDV e Lega) hanno rinunciato alla loro terza rata di rimborso. Questa azione dovrebbe servire a salvare i partiti che per due decenni hanno mangiato alla spalle dello stato e dei contribuenti, sfruttando in tutti i modi l’uso della parola (da finanziamento a rimborso elettorale) e ammaliando (per lo meno, secondo loro) la popolazione che il contributo servisse per ripagare l spese elettorali. Poi, conti alla mano, ci si rende conto che questi soldi sono molto superiori alle spese fatte e che se in un partito come la Margherita, che ha una base elettorale molto limitata rispetto ai grandi partiti, ha un’uscita di 13 milioni di euro senza che nessuno se ne accorga, la domanda sorge spontanea: quanti soldi hanno i partiti?
Francesco Greco, PM di Milano, che prese parte al pool di Mani Pulite, nel 2007 disse:
“Abbiamo trovato fondi neri a volontà e soldi rubati dai manager… Secondo alcuni “esperti” in materia di tangenti, nella Prima Repubblica c’erano i pirati, nella seconda ci sono i corsari. Qual è la differenza? I corsari hanno la patente di corsa: se tu fai un servizio per la regina il bottino te lo puoi tenere. Insomma, quello che oggi conta è lo scambio politico… Il manager fa un favore ai partiti, ma ha la facolta di tenersi il bottino, salvo piccole royalty”.

giovedì 1 marzo 2012

Chi ha paura degli indiani?


E’ la commedia dell’assurdo, il trionfo del non senso. In Val di Susa non vogliono che si realizzi un tratto di linea ferroviaria ad alta velocità. Chi ha paura del treno? Gli indiani? No, alcuni valligiani. Come si fa nel terzo millennio a rifiutare il passaggio di un convoglio che sfreccia a oltre 200 chilometri orari?
Così, questa mattina, Alessandro Sallusti apriva il suo quotidiano, Il Giornale, con una completa ignoranza e una non curanza degli avvenimenti che stanno accadendo nella Val Susa, un alieno sceso da Marte. In questi giorni la Tav sta facendo parlare molto di se, di colpo, quasi per magia, un gruppo di persone, casualmente della zona, si sono riunite dinanzi il cantiere e hanno fatto una cosa che in un paese democratico come il nostro è intollerabile, pensate un po’, hanno protestato. I media hanno creato intorno al movimento No Tav una sorta di mito, facendoli passare come dei nuclei armati di brigatisti pronti ad attaccare lo stato e a lanciare bombe, un po’ come avviene ogni volta che c’è un movimento di protesta in questo paese, l’incidente fa notizia, un corteo di migliaia di persone che sfilano ordinatamente e in silenzio per difendere il proprio territorio, il proprio paese (perché c’è addirittura un paesino, San Giliano, che verrebbe completamente cancellato da questa linea ferroviaria per fare posto ad una ferrovia) o le proprie terre agricole, no.

Le immagini televisive di tutti i media, le stampe, le radio, tutti che parlano sempre di questa Tav, si concentrano sugli scontri e non parlano invece di quelle persone, che compongono il 90% del movimento, che non alzerebbero un dito contro il prossimo e che sono lì perché quella cosa non la vogliono.
Chi ha paura del treno, chiede Sallusti, beh ad averne paura non è certo lui, che è di origine di Como e che non ha problemi economici in quanto dirige giornali dal 2008, lui non rischia la disfatta dei propri terreni, la distruzione della propria casa o la perdita del suo lavoro da contadino, lui fa il giornalista e, si sa, i giornalisti hanno sempre contatto con la gente. Sembra essere una questione politica quella della Tav, il quotidiano di Sallusti apriva, oggi, con un titolo in prima pagina che diceva “Minacce e violenze cercano la guerra”, e si, perché insultare e tirare un pugno ad un giornalista sono dichiarazioni di guerra, ma per piacere. Non voglio assolutamente giustificare le azioni compiute da queste “pecorelle” nere, che non fan altro che rovinare la reputazione del movimento pacifico, ma dichiarare guerra è un’altra cosa. Le azioni di violenza maggiore sono state compiute dalla polizia, sparando lacrimogeni ad altezza uomo (e quelli fanno male più delle pietre) e rompendo la testa anche ad una signora. Nessun quotidiano ha parlato di repressione sanguinosa da parte delle forze dell’ordine, semplicemente perché non si tratta ne di guerriglia, ne di repressione, ne di resistenza armata. Si tratta semplicemente di un movimento, uno di quelli che si vede spesso sfilare a Roma.
Incredibile come anche l’altro giornale di papà (o papi) Berlusconi attacchi il movimento No Tav con l’apertura del proprio giornale, con Facci che scrive:
Nel vedere quella scena non mi sovviene Pasolini, mi sovviene la voglia di prendere a calci nel culo quello sfigato – vero – che appartiene della stessa razza di bastardi che ieri ha picchiato e derubato una troupe del Corriere. E se avessi incontrato chi ha imbrattato l’ingresso di Libero e scritto «giornalisti assassini», aggiungo, forse non avrei mantenuto un atteggiamento «responsabile » teso a «isolare» eccetera: anche perché isolati, ormai, stiamo diventando noi tutti, noi normali. Lo dico: potrei violare la legge e adeguarmi – à la guerre comme à la guerre – e sarei irresponsabile, e sarebbe colpa mia, ma anche di chi in galera, quelli, non ce li ha messi prima. Lo dico da sincero democratico: basta con questi stronzi.
Questo è la vera faccia dei No Tav
Ringraziando il cielo che Facci non sia Ministro dell’Interno, vorrei semplicemente rendermi conto delle stronzante che scrive e del fango che getta. Facci confonde notevolmente la scrittura, la denuncia, l’insulto, l’aggressione, con reati ben più gravi come l’omicidio o concorso esterno in associazione mafiosa. In Val Susa non si vuole uccidere nessuno, non si vuol fare male a nessuno, è facile per la stampa fare di un filo d’erba un fascio, generalizzando sull’aggressione al gruppo del Corriere.tv e trasformando tutto il movimento che, ripeto, è composto dal 90% di persone che non farebbero male ad una mosca, ma che viene classificato come un nucleo terroristico. Caro Facci, il giornalista può uccidere e la parola di un giornalista noto può uccidere più persone di un singolo pazzo con un fucile, quello della stampa è un potere forte, temuto ma che sapete ben sfruttare per trasformare qualsiasi cosa, plagiandola e riportando solo ciò che conviene. Fare certe denunce senza parlare dei costi della Tav, dei detriti che verranno rimossi per la costruzione della galleria, degli ettari ed ettari di terra distrutti, cementificati, di case e villaggi che verranno abbattuti per consentire il transito di treni merci.
Caro Facci, qui a fare più danni siete solo voi finti giornalisti che date informazioni incomplete e che provocate a viso aperto chi lì, su quelle terre, ci ha speso la vita e che punta di farci vivere i propri figli, caro Facci, caro Sallusti, e per colpa di giornalisti come voi che ci sono persone che si arrampicano su pali dell’alta tensione per cercare un po’ di attenzione, è per colpa di giornalisti come voi che i poliziotti e tutte le forze dell’ordine sono prese di mira, non in quanto persone ma in quanto rappresentanti di un mondo che tende ad ignorare i problemi sociali. I poliziotti sono vittime, non carnefici, così come lo sono i protestanti di ogni parte di questo paese, i veri carnefici, i veri conquistador siete voi organi.
Nei film Western gli indiani erano etichettati come malvagi, come quelli che attentavano alla salute dell’uomo bianco, ma la realtà è proprio l’opposta, gli indiani furono cacciati, sterminati ed infine confinati dagli americani. Bene, anche qui sta accadendo la stessa cosa, si fa passare per criminali le persone sbagliate e l’opinione pubblica, come tutte quelle che si rispettano, abboccano.

giovedì 16 febbraio 2012

Roma caput mondi


Sorprendente come un ondata di gelo abbia bloccato il paese, una neve che ha colpito per più di una settimana l'intero paese e che ha gravato pesantemente sulla capitale e sul suo sindaco. Infatti il maltempo ha colpito anche Roma, dove la neve non si vedeva da molto e dove, quasi come se fosse un evento impossibile, la disorganizzazione ha fatto da padrona. Insomma è bastata una nevicata maggiore rispetto alle solite, una nevicata prevista con un largo anticipo da tutta la popolazione (fatta eccezione per Alemanno e la sua giunta) che ha mostrato un paese nel caos. Ora, se aggiungiamo a questa ondata di maltempo tutte le polemiche che si sono scatenate tra il sindaco della capitale e il capo della protezione civile, o quel che ne rimane, Gabrielli, ci si può render conto di come tutto sia stato un patetico teatrino tra i due e tra uno scaricabarile sulle colpevolezze del disagio. 
Poi si arriva alla proposta delle olimpiadi, incredibile come gli sportivi siano così menefreghisti, incredibile come non ci si rendi conto di cosa comportino l'allestimento dei giochi olimpici in un paese, per giunta per la seconda volta in meno di dieci anni, io trovo questa condotta da irresponsabili. E' facile fasi portabandiera di un movimento demagogo in cui persone, come Valenti Rossi, noto pagatore di tasse, chiedano al governo di fare delle olimpiadi nel 2020, ignorando tutti gli investimenti che sono stati fatti in questi anni nel nostro paese per finanziare giochi e fiere internazionali, sempre sfruttando nuove zone e mai riciclando le strutture già esistenti.
Infatti il nostro paese, nel giro di 14 anni, partendo dal 2006, anno delle olimpiadi invernali di Torino, dovrebbe affrontare, oltre ai costi dei precedenti giochi, l'Expo 2015 a Milano, una colata di cemento che occuperà oltre 400.000 metri quadri di terreno agricolo e che continuerà quel processo di privazione del verde per i cittadini della capitale economica italiana. Vedo sempre più gente che ignora questo fatto, oltre al fattore economico, ovviamente finanziato dallo Stato, cioè da noi, c'è anche il fattore della distruzione di quel poco di ecosistema che è rimasto in Lombardia, ma d'altronde che importa, il verde non rende profitti, sul verde non ci si può investire, non può dare da mangiare ai figli, nipoti, mogli e mariti di chi ha il potere. Per non parlare del quasi ovvio problema dell'infiltrazione mafiosa all'interno della costruzione del terreno dell'Expo. Fiera internazionale che durerà pochissimi giorni e che porterà un dispendio inutile ed assurdo di risorse, in un paese in ginocchio per via di una crisi ciclica che sta colpendo la nostra era.
E' innegabile che un olimpiade in Italia farebbe piacere a tutti, me compreso, è un evento unico, incancellabile dalle nostre menti e spettacolare. Un'occasione per rilanciare il prestigio del nostro paese in tutto il mondo, a distanza di 60 anni da quel 1960 in cui si svolsero per la prima volta dalla nascita delle olimpiadi moderne (che cominciarono nel 1896). Inoltre le olimpiadi potrebbero dare moltissimi posti di lavoro a italiani che in questo momento ne cercano uno per arrivare a fine mese. Il volontariato attorno all'assistenza olimpica darebbe anche occasione ai giovani di fare esperienza e di affacciarsi sul mondo del lavoro, ma siamo onesti, chi paga tutto questo?
Facile parlare di grandi investimenti e poi lasciare le spese sulle spalle dei cittadini, per questo prima parlavo di demagogia. Se Alemanno (e tutto il suo partito) volevano allestire le olimpiadi a Roma, invece di fare opere inutili, come il ponte sullo stretto di Messina (di cui continuiamo a pagare un azienda che dovrebbe gestire questo progetto anche se quest'ultimo è stato ritirato dall'attuale governo) e avrebbero dovuto finanziare questi eventi, che almeno avrebbero rimesso in ordine la capitale italiana e, magari, fornendoli anche di nuovi mezzi. si potevano fare diversi investimenti.
Faccio un esempio, l'Expo 2015, a mio parere, poteva essere fatto in Irpinia o all'Aquila, non perchè sono contro Milano, ma perchè a mio parere un investimento per la costruzione poteva essere sommata a quella della ricostruzione così da unificare i lavori e dare una seria ricostruzione di quelle zone che attendono ancora aiuti economici. Le cricche che stanno spolpando l'Italia e che hanno già succhiato la polpa del nostro paese si sarebbero nuovamente mostrate protagoniste nel comitato dei giochi olimpici del 2020, le stesse che si sono rese protagoniste dei mondiali di Italia '90 e dei mondiali di nuoto.
In conclusione, io credo che le olimpiadi in Italia servano per dare maggior slancio e credibilità al nostro paese, ma io credo che ora non sia il momento, il 2020 è troppo vicino e noi troppo lontani ancora dal'uscita di questa crisi, cerchiamo di non affossarci, come ha fatto la Grecia nel 2004 e il Portogallo nel 2006. Se ci sono tanti promotori sportivi che vogliono le olimpiadi, beh, rinunciassero ad una parte dei loro milionari stipendi e finanziassero l'iniziativa, vedrete che il governo non vi dirà mai di no.

venerdì 3 febbraio 2012

Il castello di carta


I giorni della merla sono arrivati, i giorni più freddi dell'anno. Lo si può notare della neve che ha colpito più di metà Italia creando problemi in tutta la penisola e mettendo nel caos gli italiani. Ma non solo i semplici operai  o impiegati, ma anche la politica. E' calato un gelo sul caso che sta sconvolgendo il centro sinistra, il caso Lusi, contabile della vecchia Margherita e ora indagato per aver sottratto alle casse del partito 13 milioni di euro. Una sciocchezza, insomma, quattro soldi che il partito non ha neanche notato. Una volta scoperto il senatore Lusi si è preso tutte le colpe per "tutto e tutti" e preme come non mai per far si che si faccia il processo. C'è qualcosa di strano, analizziamo meglio la situazione, il tesoriere della Margherita è stato indagato per aver truffato il partito per una somma sproporzionata, i dirigenti del partito (da Rutelli in giù) dicono che nessuno si è accorto di nulla e che, anzi, sono stati "truffati" dal senatore. Veramente strano, non è normale che qualcuno sottragga 13 milioni di euro e nessuno si accorga di nulla, non è possibile che una somma così grande sia stata prelevata senza che nessuno dicesse una sola parola o che abbia avuto un semplice dubbio. Eppure egli era stato già segnalato più volte di non far quadrare i conti, come è possibile che nessuno abbia avuto un minimo di dubbio nei suoi confronti? Il fatto è molto fitto, soprattutto perchè Lusi, attraverso i suoi legali, ha voluto subito far sapere di voler restituire 5 milioni e di voler patteggiare un anno di reclusione (ne rischia fino a tre), premendo per un processo rapido. Perchè questa fretta? forse c'è veramente qualcosa di più e il senatore vuole evitare che le indagini vadano avanti e che i magistrati scoprano qualcosa che non va? Qualcosa di più di una "semplice" truffa da 13 milioni. Forse questo è solo l'input di una scossa che smuoverà completamente il mondo della politica? Sembra un caso ma venti anni fa, sembra un caso ma proprio nel febbraio del '92, scoppiò Tangentopoli, Mario Chiesa denunciò un giro di mazzette e di favori, la denuncia avvenne in un periodo in cui la vecchia classe dirigente era al tramonto e stava sorgendo quella nuova, quella che tutt'ora abbiamo e che abbiamo conosciuto attorno la figura di Berlusconi.
E' strano ma questa volta lo scandalo è bello grande, qui non è coinvolto soltanto il singolo senatore, qui entrano in gioco tutti i dirigenti del partito, entrano in gioco personaggi come Rosy Bindi e Pierluigi Bersani ma anche molti altri, potrei fare un elenco ed annoiarvi con i nomi delle persone che quel bilancio lo hanno letto (o per lo meno fatto finta di leggerlo) ed  approvato . Quindi il problema è anche un fatto di complicità e  di favoritismo, l'inchiesta giudiziaria porterà ad un taglio netto della testa del partito, che potrebbe far saltare l'attuale classe dirigente non solo del partito ma anche di tutto il sistema politico. L'inchiesta di qualche mese fa de "Gli Intoccabili" in cui si mostra palesemente come la gente dentro il parlamento (non tutti, ovviamente) sono pronti a vendersi e a passare ad un altro partito dietro un equo compenso. La cosa quindi potrebbe portare anche a far uscire qualche mazzetta per far passare politici ad un altro schieramento, il 13 milioni, quindi, potrebbero essere serviti anche ad utilizzi del partito. Lusi a questo punto, essendo tesoriere, avrebbe potuto giocare il ruolo di mediatore tra possibili compravendite e il partito e potrebbe essersi fatto pagare il silenzio con quei soldi. E' solo un ipotesi, forse irrealistica, forse plausibile, ora bisogna solo attendere e vedere che cosa uscirà dall'inchiesta.
Ma la notizia non termina qui, infatti questi soldi sono derivati dai rimborsi elettorali che la Margherita, partito che ormai non esiste più, continua a prendere da le elezioni del 2006, sorprendente, soprattutto perchè oltre alla Margherita anche altri partiti morti continuano a prendere i finanziamenti, come i DS o Forza Italia o, ancora, Alleanza Nazionale, davvero incredibile, soprattutto perchè questi partiti si sono fusi tra loro e, presentandosi alle elezioni successive, ora ottengono un rimborso elettorale doppio, per l'attuale partito e per quello precedente. Il referendum del '93, che aboliva il finanziamento pubblico ai partiti, è stato completamente ignorato e reintrodotto sotto il nome di "Rimborso elettorale" dal 1994, in barba della popolazione e di Tangentopoli (scoppiato l'anno prima). Vi lascio con qualche numero per farvi capire dove finiscono i soldi delle tasse: 

mercoledì 25 gennaio 2012

Il male minore


Settimana di blocchi e di proteste in tutta Italia, una settimana che ha riportato le condizioni pessime in cui vive la Sicilia, costretta a pagare a caro prezzo il suo "grandissimo" distacco dalla Calabria. Li pare non essere in Italia, li ogni cosa costa di più perchè tutto viene da fuori, anche gli agrumi di Sicilia vengono prodotti in Marocco. Forse il problema, miei cari siciliani, non è la benzina, è anche la benzina ma non solo. Il problema maggiore egli italiani è il non sviluppo del proprio prodotto interno. Mi spiegate perché noi dovremo importare degli agrumi da altri stati e, allo stesso tempo, esportare gli agrumi siciliani nel mondo? Non ha senso no? E' come vendere una macchina a metà prezzo e poi ricomprare la stessa identica macchina allo stesso prezzo ma aggiungendoci tutti i costi della burocrazia. Forse se invece di acquistare un prodotto proveniente dalla Cina o dal Taiwan sarebbe meglio comprare un prodotto (non dico tutti ma almeno alcuni) che proviene da zone più civili. Bisognerebbe valorizzare il prodotto interno, preferire la merce italiana a quella francese o inglese, bisognerebbe cercare di creare all'interno di una regione quel sistema terrificante dell'autoprodotto. Mi capita spesso di leggere nei negozi di alimentare che la provenienza dei proprio prodotti è di una città della stessa regione (come dire che a Bari si leggerà scritto "pane di Foggia") e allo stesso tempo, neanche a dirlo, nella stessa città da dove proviene quel bene si troverà una scritta analoga che richiama ad un altro paese ancora. Sembra una catena, al limite del buffo, anche un bambino di 5 anni capirebbe che producendo il pane nella propria città e poi vendendolo si evitano i costi di trasporto e i costi per pagare l'autista con la conseguenza di abbassare i prezzi.
Attendo evasore, da oggi sei un peccatore! 
Ma va bene, eviterò di andare avanti con questo discorso perché il sistema consumistico del nostro tempo non permette lo sviluppo di un'economia chiusa, ormai si crede che liberismo è sinonimo di libertà e che protezionismo è sinonimo di dittatura, e poi ci si lamenta se il mercato si sposta in india, dove con 100 euro al mese il lavoratore non si permette in nessun modo di protestare. Forse invece di modificare l'articolo 18, di provare a piegarsi al potere degli industriali e dell'economi si potrebbe provare una via alternativa, quelle della dogana. E si, sembra un male, sembra una stupidaggine, ma l'Europa, democratica, progressa e allo stesso tempo in crisi, potrebbe tornare alle sue origini, a ciò che ha messo le fondamenta, un unione Economica in cui chi entra nella comunità sta alle regole del mercato europeo, chi è fuori dall'unione ho stipula patti bilaterali o paga dazi alle frontiere, creare un sistema economico solo all'interno dell'Unione Europea, creare una specie di stato economico federale. Forse ci sono interessi che non vogliono farlo, dato che non sono il primo a dirlo, a molti conviene che le dogane restino aperte, da che mondo e mondo, l'alta borghesia, da dopo il 1789, ha sempre governato il mondo, gli industriali hanno convenienza ad avere la sede in UE, produrre in Cina e poi mettere il bollino EU sui propri prodotti. Forse è questo che bisogna cambiare, bisogna impedire la produzione all'estero, renderla svantaggiosa e valorizzare il proprio prodotto, forse i prezzi saliranno, è vero, ma allo stesso tempo la moneta si concentrerà all'interno del continente europeo e quindi arricchendo anche la popolazione e dando occupazione a quelle che ora come ora non hanno lavoro.
E' una mossa coraggiosa, è vero, si tratterebbe di un azzardo che potrebbe portare a diverse conseguenze, ma si potrebbe anche sperimentale un nuovo sistema economico, il capitalismo è morto, oramai, qui non c'è la libera concorrenza ma una guerra al ribasso che grava sulle condizioni dei lavoratori che si vedono sempre più revocati alcuni diritti o si ritrova in mezzo alla strada senza lavoro, a questo punto l'Unione Europea, sempre più accentrata attorno alla Germania, può scegliere di sperimentare, ha 3 Paesi in piena crisi economica e si rischia che crolli tutto il sistema, la Francia arriverà alla crisi e la Germania a questo punto si troverà sola ad affrontare la crisi della comunità europea. Gli altri paese benestanti dell'Europa non possono, con il loro prodotto, finanziare e salvaguardare l'economia delle 27 stelle, siamo arrivati ad un punto in cui bisogna smettere di essere populisti, smettere di cercare di accontentare sempre tutti e accontentare i pochi in modo camuffato. L'Italia sta cominciando a cambiare politica, sta attuando una politica non populista, sta cercando di dar spazio a tutte quelle cose che nel nostro paese non si è mai avuto il coraggio di fare. Quando sento gente che si lamentano dell'attuale governo Monti e che lo etichetta come un massone o come un banchiere non sa neanche che cosa sta facendo. Non si rendono conto, tutti questi "rivoluzionari" che la situazione non è quella di rosa e fiori, abbiamo sfiorato il baratro, eravamo in una situazione di morte economica, ha scelto di scontentare tutti è vero, poteva colpire anche altre categorie, ma il pareggio di bilancio imposto dalla UE entro il 2013 non è una bazzeccola. Monti è un economista, non un politico, lui è stato chiamato al governo per risanare il paese, a lui non importa il voto del contadino o dell'industriale, sta facendo quello che la politica non può fare, sta colpendo tutte le categoria, anche quelle forti. In un mese di governo è riuscito a fare quello per anni nessuno ha voluto fare. Forse non ce n accorgiamo perché abbiamo vissuto un ventennio da 1984, un ventennio in cui siamo stati indottrinati dalla televisione e in cui la popolazione non si accorgeva delle condizioni in cui era il paese, basti pensare a quante volte il vecchio presidente ha negato l'esistenza di una crisi, di quanto tempo si è perso attorno al Rubygate o alla casa del cognato di Fini. Ora che si parla di realtà, ora che il Truman show è finito e si è tornati in un momento in cui i festini di Berlusconi non sono più di così grande importanza si dà più spazio alle cose serie. Anche la chiesa, per esempio, ieri ha scoperto l'evasione fiscale e lo ha condannato come un "peccato", doveva arrivare Monti per far scoprire l'esistenza di questo "male mortale", prima era tutto lecito, tutto concesso, era il paese dei balocchi.
La Lega ha attaccato Monti, il PDL, anche appoggiandolo, sembra che stia facendo sacrifici immani, il PD parla di responsabilità, l'UDC acclama al miracolo, una domanda a tutti questi bei partiti, ma per 20 anni consecutivi chi c'era in parlamento Mario Monti o voi? Possibile che solo lui conoscesse queste soluzioni? O forse è l'unico che li dentro vuole tentare di salvare il paese? Come sempre gli italiani acclamano il peggio e bacchettano il meglio, un po' come i cervelli in fuga, vanno via gli scienziati e rimangono i raccomandati, sempre controcorrente, un pò come i salmoni, o se preferite le Trote.



giovedì 19 gennaio 2012

La libertà a stelle e strisce

La Costa Concordia ha riempito i quotidiani e  le edizioni dei giornali di questi giorni, trascurando molti avvenimenti che sono accaduti, stanno accadendo (come il rinominato "movimento dei Forconi") e che accadranno. E' proprio in quest'ultimo ambito che non c'è stata la sensibilità ad un evento che rischia di scuotere la società. Una nuova proposta di censura di internet e della sua indipendenza si sta affacciando sopra di noi ma questa volta non siamo in Italia, non siamo in qualche paese da una tenua democrazia, stiamo parlando degli Stati Uniti.
Forse ai naviganti di Wikipidia avranno notato quel gran banner che compare con la denuncia all'assurdità di questa legge. Sopa e Pipa sono i nomi, forse anche un po' buffi, con la quale sono state rinominate rinominate le due proposte di legge da parte del Senato americano. Sopa (Stop Online Piracy Act) e il Pipa (Protect Ip), sono state idealizzate, dicono i politici americani, per coprire i diritti d'autore e per combattere la pirateria online. Sembra veramente di rivivere un deja vu e di ritrovarsi e ripercorrere quelle giornate di ottobre quando una proposta simile fu avanzata nel nostro paese, scatenando un'ondata di proteste.
Le due "gemelle cattive" Soda e Pipa, prevedono una chiusura coatta di indirizzi che violano i diritti di autore e i titolari di questi siti rischiano fino a 5 anni di carcere in caso l'utente pubblichi un link protetto, anche senza fini commerciali. Di cosa stiamo parlando? Cercherò di darvi una dritta. Se un utente pubblica su Youtube, come in qualunque altro sito, uno sketch preso da un film, e quindi protetto a Copyright, verrebbe denunciato e, oltre alla rimozione di tale link (che solitamente avviene con qualche settimana di ritardo) rischierebbe la pena massimo di 5 anni.
Robe da paese dittatoriale, non certo per un paese che si è sempre dichiarato come il più democratico del mondo e come una patria dove realizzare i propri sogni. Internet è un mezzo scomodo, si cerca sempre un metodo "democratico" per limitarne le potenzialità, forse i senatori agiscono realmente per tutelare quelle grandi aziende (per la maggior parte americane, che caso) che hanno visto i propri guadagni diminuire. Ma non è finita qui, infatti, oltre alla possibilità di rimozione coatta del contenuto delle pagine web, il governo americano, sempre secondo le "Gemelle cattive", potrà tagliare i finanziamenti per supportare la pagina (quindi bloccando pagamenti per preservare il dominio o per concedere servizi) e quindi portare alla scadenza del sito. Insomma una forma alternativa di oscuramento in cui si lascia scadere la pagina per poi essere rimossa automaticamente dai server.
Le due leggi approderanno il 24 gennaio al Senato americano, dove si darà inizio al dibattito parlamentale sulla legge e dove, ancor prima di approdare, incontra già l'opposizioni di vari esponenti di rilievo, lo stesso Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha già annunciato il suo dissenso verso questa legge.
Il messaggio che ha accompagnato il Blackout di Wikipidia di mercoledi 18 gennaio
Intanto molti grandi gruppi di internet, come Mozilla, Yahoo e Google hanno già aderito ad una campagna di protesta verso questa proposta. Ieri, 18 gennaio, c'è stata la protesta in tutti gli States e Wikipidia ha oscurato completamente la pagina americana (e inglese) per 24 ore in segno di protesta.
Le conseguenze di questa legge, ipotizzando la sua approvazione, sarebbero molto pesanti in tutto il mondo democratico che, prendendo per modello il "paese più democratico" potrebbero adattare questa legge anche nel proprio paese imponendo una netta cesura a tuto il mondo del web.

lunedì 16 gennaio 2012

L'Italia della Restaurazione

Nel 1816 due sono i criteri che guidano il nuovo disegno geopolitico imposto all'Europa del Congresso di Vienna: riaffermare la legittimità degli antichi sovrani e delle loro istituzioni e creare un sistema sulla base dell'equilibrio e spinto a scoraggiare futuri tentativi espanzionistici o rivoluzionarie in Francia come in qualunque altro stato minore. Si fa un eccezione per i territori italiani dove ne la Repubblica di Genova ne la Repubblica di Venezia vengono ricostruite, la prima inglobata nel Regno di Sardegna la seconda incorporata nel Regno Lombardo-Veneto e quindi sotto il dominio austriaco. L'obiettivo è chiaro, quello di creare degli stati cuscinetto tra l'Impero austriaco e la sconfitta Francia. i ducati del centro nord Italia vengono ricostruiti e posti sotto la guida di sovrani dipendenti, direttamente o meno, dall'Austria.
Più a sud si riorganizzano lo Stato della Chiesa, sotto il pontificato di Pio VII e ancora più a sud il Regno delle Due Sicilie, unificato a stato amministrativo unico e affidato a Ferdinando IV di Borbone che, dopo il cambio amministrativo, cambierò il suo nome in Ferdinando I delle Due Sicilie.
Rispetto all'epoca napoleonica l'Italia tornava ad essere  frammentata e divisa come lo era stata in passato, cambiando la sovranità, che passa dai francesi agli austriaci attraverso rapporti di parentela molto vicini alla corona dell'impero o attraverso accordi diplomatici.
Tutti questi stati riproposti dopo il Congresso di Vienna si forniscono di organismi di governo centrale, dipendenti dall'autorità sovrana e di strutture amministrative periferiche affidate a personale scelto dal sovrano. Ovviamente nessuno di questi stati sarà fornito di forme di costituzioni o di organi rappresentative eletti.
Tutti questi nuovi assetti non fanno che aumentare il malcontento della popolazione impegnando le polizie in ossessive operazioni di spionaggio, controllo e repressioni di questo fenomeno che va sempre più ingrossando le proprie file e che inizia ad assumere forme organizzative che saranno protagoniste di tutto il cinquantennio successivo, quello delle sette segrete.

martedì 10 gennaio 2012

Italia si Italia no

Beh, ce l'era da aspettarselo, Marchionne ha finalmente reso pubblica la sua intenzione di lasciare il pese assieme al gruppo Fiat. Non è una cosa che coglie di sorpresa ma è comunque una dichiarazione molto forte per il nostro paese. Il decentramento della Nostra industria automobilistica potrebbe avvenire nel 2014 con una fusione del gruppo fondato dalla famiglia Agnelli con il colosso americano Chrysler, con sede contesa (e su questo tornerò a breve) tra Torino e Auburn Hills in Michigan. Questa affermazione è stata resa solamente quando Marchionne, attraverso il gruppo che dirige, ha potuto acquistare il 58% delle azioni del marchio statunitense, garantendosi una maggioranza azionistica incontrastata.
Una scalata molto interessante se si pensa che il tutto è avvenuto in meno di due anni. Nel gennaio 2009, infatti, il gruppo Fiat rese pubblica la notizia di un protocollo di intesa tra le due case automobilistiche. Questo protocollo ha fruttato al gruppo Fiat il 20% delle azioni di Chrysler Group, inoltre essa si impegnava a risanare Chrysler e a fornire nuove tecnologie proveniente del gruppo italiano. Questo accordo sanciva anche un vincolo nella quale la Fiat non poteva superare il 35% delle azioni sino a quando il gruppo torinese non avesse risarcito il governo americano del prestito di cui aveva usufruito per risanare la compagnia.
Già un anno dopo l'accordo, nel gennaio 2011, Fiat comincia la sua scalata al colosso americano, portando a casa il 25%, che salirà di altre 5% già nell'aprile per passare poi al 46% nel mese successivo. Nel luglio la svolta, Fiat acquisisce il 53,5% delle azioni, ottenendo la maggioranza e nel gennaio del 2012 si giunge all'attuale percentuale di 58,5%. A questo punto Marchionne gioca il suo asso nella manica. Nel nostro paese la Fiat, sotto la dirigenza Marchionne, ha  usufruito degli incentivi statali e ha cercato di imporre la sua politica di mercato. Il modello Pomigliano, attuato attraverso un Diktat, in cui gli operai sono stati chiamati ad un finto plebiscito per scegliere di piegarsi alle condizioni di lavoro o perderlo, non si è potuto attuare a Termini Imerese con la conseguente chiusura dello stabilimento. Tutto questo suscitando non poche polemiche e provocando l'ira dei sindacati. Sono stati proprio quest'ultimi, a mio parere, a creare in Marchionne la volontà di lasciare l'Italia, dove i lavoratori sono più tutelati e protetti, ed optare per l'America, dove chi perde il lavoro non ha scelta che cercarne un altro o restare disoccupato.
mors tua vita mea dice il caro Obama
L'economia e il lavoro italiano a questo punto, per salvaguardare migliaia di posti di lavoro deve prendere una ferrea decisione ed impedire alla Fiat di lasciare il paese. Le condizioni sono due, una opposta all'altra:
Nella prima l'Italia deve creare condizioni talmente sfavorevoli alla Fiat, come minacciarla di restituire tutti i soldi presi dagli incentivi dall'inizio del '900 a oggi e creando dei dazi doganali talmente alti che una Panda verrebbe a costare quanto una Lamborghini. Tale accordo, magari proponendo una certa autorità e proponendo i vantaggi agli altri stati verso le proprie aziende, potrebbe essere promulgato verso tutta l'Europa. A questo punto la grande fetta di mercato andrebbe via. Sono ipotesi ovviamente ma un metodo sconveniente si potrebbe trovare per indurre la produzione a non lasciare il paese.
La seconda alternativa viene lanciata dallo stesso Marchionne, quando alla domanda alla quale si chiede dove sarà accentrata la sede principale del nuovo colosso italo-americano egli risponde con un semplice "Al momento non si sa" e poi aggiunge "in questo momento non ci sono le condizioni per rispondere". Queste affermazioni sono rivolte, subbliminarmente al governo italiano e ai sindacati, i quali dovranno scegliere se creare una posizione di comodo alla Fiat o lasciarla andare, insomma, vuole essere coccolato, ammagliato e aspetta di vedere il miglior offerente.

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martedì 3 gennaio 2012

Io lo preferivo vivo

Ieri c'è stato l'addio al vecchio proprietario del San Raffaele Don Luigi Verzé. Alla sua morte, avvenuta il 31 dicembre, molti sono stati felici, soprattutto tra il popolo che frequenta il web. Non amo l'ipocrisia, ammetto che anch'io sono stato felice e ho commentato la notizia della sua morte con un "giustizia sia fatta" ma poi suffermandomi mi sono reso conto che quello che avevo detto non era giusto. No, non a livello morale, Don Luigi Verze è morto e, dopo tutte le truffe che ha fatto alle spalle della povera gente e coprendosi dietro la tunica di un prete, non si può aver pietà di lui, o per lo meno io non ne ho.
Il problema che assillava la mia testa era diverso, quello della possibile caduta del processo a suo carico, che vede coinvolto non solo l'ormai defunto imprenditore ma anche molte altre decine di persone. Pierino Zammarchi, costruttore dell'edificio del San Raffaele, ha confessato ieri di "aver pagato tutti". Questa confessione, non spontanea, chiama in ballo anche un altro grande imprenditore della Lombardia nonché possibile acquirente dell'ospedale rimasto orfano del suo fondatore: Rotelli.
Ma facciamo un passo indietro, possibile che la struttura, che è in piedi dal lontano 1969, assieme al suo fondatore siano stati così ben nascosti per tutti questi anni? Capisco che sia facile nascondere un aereo privato (per quanto possa essere relativamente facile) ma la cupola costata milioni su cui sommità verrà posta, nel 2008, una statua raffigurante l'Arcangelo Raffaele, simbolo dell'istituto, forse dovrebbe far dubitare. Ma va bene, diamo per scontato che i presidenti della regione e tutti gli addetti incaricati dei controlli non ne sappiano nulle, andiamo ad effettuare una piccola cronologia del San Raffaele.
Una "modesta" struttura ospedaliera
la costruzione fu idealizzata circa mezzo secolo fa, per la precisione nel 1950, dall'allora arcivescovo di Milano Alfredo Shudester che incaricò il nostro ben noto Verzé di costruire un ospedale cristiano. Il progetto prende forma sul finire del 1969 e, nel giro di due anni, si avrà una struttura che non ha nulla a che vedere con quello che oggi è il San Raffaele. Infatti, già dal '73 si inizia a puntare sulla ricerca (il che non è male) cominciando i lavori di ampliamento dell'istituto, con l'aggiunta di laboratori che portò, nel 1980, al mutamento in Polo Universitario di Medicina e Chirurgia. Nel 1976, a meno di 5 anni dall'apertura, la struttura sanitaria si trova già a fare i conti con la giustizia. Don Verzè fu condannato ad una pena di un anno e 4 mesi per un tentativo di corruzione per la concessione di un contributo di due miliardi di lire da parte della regione. In questi anni i radicali denunciano in Parlamento la "gestione mafiosa del San Raffaele".
Negli anni ottanta continua in modo inarrestabile l'espansione dell'istituto con la costruzione del Dipartimento di Medicina Riabilitativa (DiMeR), il Dipartimento di Scienze Neuropsichiatriche, il centro pes assistenza ai malati di AIDS. A seguire, negli anni novanta, il Dipartimento di Biotecnologie (DiBit) e l'istituzione dell'università San Raffaele.  
A inizio del nuovo millennio il sacerdote, sostenendo pressioni dal mondo politico, fu "costretto" a vendere la succursale romana. Nel 2003 viene inaugurata una nuova area il cui fine è solo commerciale, viene chiamata Galleria delle botteghe e non è altro che una galleria commerciale all'interno di un'ospedale, primo caso in Italia. L'anno successivo partono i lavori per raddoppiare (si raddoppiare) l'ormai mastodontica struttura. Nel 2006 viene completata l'area denominata DiBit 2 (l'area su cui sorgerà la famosa cupola).
La cupola del S. Raffaele
Insomma quella del San Raffaele, da un umile ospedale cristiano, è diventata una mastodontica struttura sanitaria con università, istituti di ricerca e galleria commerciale. Ma a voi non vi viene il dubbia da dove arrivino tutti questi soldi? Qualche dubbio forse (forse eh) potrebbe sorgervi. Ora purtroppo Don Luigi Verzé è morto, su di lui credo non penderà nessun'altra condanna e corriamo il rischio che qualcuno, come Albano, possa dedicarli qualche altra canzone o renderlo un martire. Ah si, lo preferivo decisamente vivo, con un bel mandato a suo carico e due manette ai polsi.