Ieri sera guardavo In onda, il programma che Luca Telese e Michele Porro conducono quasi egregiamente su La7, in cui assistevo ad un confronto tra un vecchio uomo di sinistra e un giovane che vorrebbe superare la vecchia classe dirigente e creare un nuovo movimento di sinistra. I due politici, entrambi molto noti, sono Cofferati e Renzi, il primo ha un corriculum vitea che vanta di posizioni di spicco ed è attualmente europarlamentare; il secondo è un giovane di una nuova generazione politica che è stato prima presidente della provincia di Firenze per poi passare a gestire il capoluogo toscano. Durante la trasmissione ho assistito ad un siparietto davvero comico in cui i due, che ricordiamo, per onor di cronaca, fanno parte dello stesso partito, il PD per capirci, si vedono lontani in troppi, se non tutti, punti di vista. Cofferati ha una posizione molto radicata, molto vicina al sindacato e con ideologie che, onestamente, appartengono ad una politica che non appartiene più ad oggi. Cofferati non capisce che il pugno duro con gli industriale non serve a nulla: dopo la caduta del muro e l'avvento della globalizzazione il mercato dell'industria si è delocalizzato, puntando li dove lo sfruttamento fa da padrona e utilizzare l'ostilità con cui si pone la linea di Cofferati non fa altro che favorire l'uscita delle aziende dal territorio, lasciando sulla strada sempre più lavoratori (Fiat per fare un nome, ma molte altre aziende sono su questo stesso piano). Renzi, invece, ascoltandolo e non conoscendolo, sembrerebbe un politico più di destra che di sinistra. Il sindaco di Firenze ha posizioni impensabili per uomini della sinistra, appoggiando Marchionne e la TAV. Inoltre ha degli atteggiamenti che, sempre per gli occhi di un esterno, sembrerebbero completamente fuori dagli schemi di quella sinistra che presenta crepature ovunque.
Eppure Renzi è un uomo che ha capito pienamente cosa dovrebbe fare la sinistra oggi. Forse alcune uscite le potrebbe evitare, ma il giovane sindaco ha capito perfettamente che un opera come la TAV, gestita come si deve, creerebbe migliaia di posti di lavoro, generando un rialzo dell'economia e dell'occupazione. Appoggiando Marchionne, Renzi, vuole evitare che la Fiat vadi via dal paese. Magari non appoggia pienamente le posizione di chi vuole la TAV o del padrone della Fiat ma ha perfettamente capito che oggigiorno, purtroppo, non serve più a nulla scioperare o manifestare, si rende conto che il lavoro deve restare nel nostro paese e dare spazio a quei giovani che oggi sono laureai e non hanno lavoro. Non me ne vogliate, non voglio dire che chi manifesta in Val Susa (e non Val di Susa come sento ogni giorno nei tg) siano stupidi, perchè loro tutelano il loro territorio. La TAV è un progetto molto interessante ma, come capito spesso, si fanno i conti senza tener conto della gente, sembra di essere tornati al Congresso di Vienna del 1815, quando i territori furono divisi sulla carta, senza tener conto delle popolazioni. Bene, qui siamo tornati a quei tempi, dove si prende una cartina e si uniscono i punti tra Lione e Torino, come nei giochini della Settimana enigmistica. Se si fosse tenuto conto della gente e del territorio (si anche la natura ha la sua voce in capitolo, l'uomo non può cementificare tutto) , probabilmente il progetto sarebbe già bello e pronto e, magari, i cittadini dell'attuale Val Susa sarebbero i primi ad acclamarla. Stesso discorso, però, non si potrebbe fare con Fiat, per motivi gli ho già spiegati precedentemente. Quando parliamo della Fiat dobbiamo tener conto ai numeri che l'azienda ha, dobbiamo tener conto dei lavoratori e di quanti rischierebbero il posto in caso Fiat, come sta già facendo, decidesse di lasciare il paese. Qui però parliamo di un azienda che ha ricevuto finanziamenti molto grandi da parte dello Stato e che quindi, in quanto creditore, può e deve mostrare i denti e saper far valere le sue ragioni.
Divisioni all'interno del PD al punto da vedere due Leader della coalizione |
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